Aumentare le prestazioni del silicio di bassa qualità, controllando gli atomi di idrogeno inseriti nella sua struttura per correggerne i difetti. E’ la sfida accettata da un’università australiana
Attualmente le celle commerciali standard realizzate con questo semiconduttore, spiegano gli scienziati, hanno un grado di rendimento massimo di circa il 19% circa; la nuova tecnica, brevettata da ricercatori UNSW all’inizio di quest’anno, dovrebbe produrre efficienze tra il 21% e il 23%. In altre parole, dichiara Stuart Wenham, a capo del progetto, “questo processo permetterà di silicio di qualità inferiore a sovraperformare le celle solari realizzate con materiali di migliore qualità […] e saremo così in grado di consentire significative riduzioni dei costi”. Nel dettaglio lo studio ha permesso di controllare lo stato di carica degli atomi di idrogeno, ovvero l’elemento che determina come l’idrogeno possa spostarsi nel silicio e la sua reattività. Il team ha attualmente otto partner industriali interessati a commercializzare la tecnologia, e sta anche lavorando con aziende produttrici di apparecchiature per implementare le nuove funzionalità.