I ricercatori giapponesi sono determinati ha raggiungere un’efficienza del 29,1, ossia solo 0,9 punti percentuali sotto il limite teorico
Il segreto è ancora una volta tutto nel design. Il team ha impiegato processi industriali compatibili per fabbricare celle di grande superficie (180,4 cm2) con contatti interdigitali posteriori e un’eterogiunzione silicio amorfo-silicio cristallino. Come riportato dagli autori sulla rivista scientifica Nature Energy, il lavoro è stato in grado di migliorare l’efficienza delle fotoconversione migliorando le proprietà ottiche, di resistenza e durata.
Un elemento, spiegano gli scienziati, “fondamentale per favorire la distribuzione di energia elettrica da fonti rinnovabili”.
Le previsioni affidano all’energia solare un importante contributo nel mix energetico mondiale del futuro. Attualmente, le stime assegnano al fotovoltaico una fetta pari al 20 per cento della domanda primaria di energia elettrica al 2050. Nonostante tutto punti in questa direzione, deve essere ancora fatto molto dal punto di vista tecnologico per migliorarne resa e prestazioni.
Gli ultimi entusiasmi della ricerca di settore si focalizzano sul fotovoltaico in perovskite: in poco tempo ha compiuto progressi che al silicio hanno richiesto anni. Ma per Kunta Yoshikawa e colleghi, il “vecchio” semiconduttore può riservare ancora sorprese. La squadra è convinta che con ulteriori analisi si possa individuare un percorso per avvicinarsi al limite teorico efficienza di conversione delle celle solari silicio, fissato al valore del 30 per cento gli scienziati ritengono di poter raggiungere un 29,1 per cento. La ricerca ha però ancora parecchia strada da compiere. Le stesse celle record con il 26,3 per cento d’efficienza non sono pronte per il mercato ed è ancora lungo il lavoro da fare “prima di potare assemblare un modulo commercialmente valido”.