Gli scienziati dell’EPFL hanno raggiunto il più alto livello di riproducibilità mai ottenuto per le celle solari in perovskite, combinato con una prestazione del 21,1%

(Rinnovabili.it) – Il fotovoltaico in perovskite si è imposto con forza nella ricerca solare internazionale, collezionando un numero continuo di progressi finalizzati a portare la tecnologia sul mercato nel minor tempo possibile. L’ultimo passo avanti in questo campo arriva dai ricercati del Politecnico di Losanna, e più precisamente da quello stesso laboratorio da cui sono venute fuori per la prima volta le celle solari di Grätzel.
La soluzione è nell’ultimo elemento del composto. Le perovskiti sono una classe cristalli organici –inorganici dalle differenti composizioni. Se nella molecola il bromo (Br) è sostituito dallo iodio (I) si ottiene in cambio un band gap molto più adatto. Nello studio EPFL, i ricercatori hanno utilizzato per la prima volta una miscela di tre cationi differenti, ottenendo film termicamente più stabili e meno influenzato dalla temperatura o dai vapori di solvente impiegati dalla produzione del dispositivo. Ma cosa ancora più importante, mostrano efficienze di conversione di potenza di 21,1% e delle uscite al 18% in condizioni di funzionamento, anche dopo 250 ore. “Questo è in assoluto un passo avanti”, piega il ricercatore Michael Saliba. “Queste proprietà sono cruciali per la commercializzazione del fotovoltaico in perovskite, dal momento che la riproducibilità e la stabilità sono i principali requisiti per la produzione su larga scala”.