Dai laboratori dell’UNIST le celle solari ibride che raggiungono il 21,2% di efficienza senza temere la fotodegradazione
(Rinnovabili.it) – Efficiente, economico e fotostabile: questi i tre aggettivi con cui è possibile descrivere il nuovo fotovoltaico in perovskite della Corea del Sud. Un recente studio, svolto dagli ingegneri chimici dell’Ulsan National Institute of Science and Technology (UNIST) e del Research Institute of Chemical Technology (KRICT), ha messo a punto un nuovo e più economico processo per la produzione di celle solari in perovskiti ibride. Processo che stabilisce anche un nuovo record mondiale di efficienza combinata ad un’alta resistenza alla degradazione.
Questo tipo di celle solari unisce molecole organiche ed elementi inorganici all’interno di una singola struttura cristallina, che ha il compito di catturare e convertire la luce solare in elettricità. Possono raggiungere un’efficienza di conversione del 21,2 per cento, paragonabile ormai a quella del solare monocristallino (25 per cento). Tuttavia uno dei punti deboli della tecnologia è la rapida degradazione causata dall’esposizione alla luce solare.
Il lavoro condotto dal Professor Sang-Il Seok di dell’UNIST in collaborazione con i colleghi Seong Sik Shin e Jun Hong Noh riesce a risolvere proprio questa criticità. Il gruppo ha realizzato una cella capace di mantenere il 93 per cento delle sue prestazioni iniziali dopo ben mille ore di esposizione alla luce solare. Il segreto è nel nuovo materiale con cui è stato realizzato il fotoelettrodo, la cui sintesi, per la prima volta, può precedere anche a temperature sotto i 200° C (decisamente più basse rispetto i 900° C richiesti dal processo).
Nello studio, pubblicato in questi giorni sulla rivista Science, il team ha anche proposto una nuova metodologia di produzione di celle solari, dal titolo ‘Metodo si pressatura a caldo’ che consente la fabbricazione del fotovoltaico in perovskite con minore dispendio energetico, senza influenzare l’efficienza del processo. Insieme, il nuovo materiale e il metodo di pressatura a caldo possono abbassare il costo di fabbricazione a meno della metà di quello richiesto dalle attuali celle solari al silicio.