Avviato il primo confronto pubblico durante il Convegno del Coordinamento FREE, nell'ambito di Key Energy: "Fonti rinnovabili e imprese agricole: un matrimonio possibile” tenutosi questa mattina.
Fotovoltaico in agricoltura, è possibile immaginare uno sviluppo italiano?
Il solare in Italia “è una delle rinnovabili indispensabili e l’obiettivo al 2030 fissato dal PNIEC per questa fonte” impone “di affrontare la questione di uno sviluppo del fotovoltaico in agricoltura con un approccio oggettivo, facendo tesoro delle esperienze di questi anni, ma anche tenendo conto delle nuove soluzioni disponibili“. Con queste parole G.B. Zorzoli, Presidente del Coordinamento FREE ha aperto il convegno “Fonti rinnovabili e imprese agricole: un matrimonio possibile” organizzato on line, nell’ambito di Key Energy 2020.
Per Zorzoli “un attento uso del suolo agricolo è imprescindibile, anche nel caso del fotovoltaico, in quanto risorsa preziosa per l’agricoltura e per la società” . L’inserimento degli impianti solari nel paesaggio agrario deve essere adeguatamente valutato. […] Consapevoli di ciò abbiamo avviato un tavolo di lavoro sul fotovoltaico in agricoltura coinvolgendo non solo le associazioni ambientaliste e di settore ma anche quelle agricole. E oggi presentiamo il paper che è frutto di questo lavoro e che non è un documento di un settore o di un’associazione, ma è un testo di convergenza tra soggetti diversi per la decarbonizzazione recependo gli input dell’Europa e che punta a una riduzione della CO2, attraverso un modello agricolo multifunzionale“.
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Come spiegato da Marino Berton del Coordinamento FREE “il futuro sviluppo del fotovoltaico nel contesto agricolo, dovrà essere declinato puntando sul pieno coinvolgimento degli imprenditori agricoli”, in un percorso che integri sempre più la produzione di prodotti di qualità con la generazione energetica pulita. “È arrivato il momento di definire con chiarezza le regole del ‘si può fare a condizione che‘ – ha aggiunto Berton – e superare così facili divieti da cui nessuno trarrebbe vantaggio“. Elemento essenziale è che la produzione energetica rappresenti sul serio per territori e comunità locali un fattore di crescita economica (integrazione del reddito), sociale (prevenzione dell’abbandono delle aree rurali) e ambientale.
“I cambiamenti climatici oggi sono una realtà e il mondo dell’agricoltura è un soggetto che deve essere parte attiva nel loro contrasto, anche perché è uno dei primi a subirne i danni”, ha affermato Giuseppe L’Abbate, Sottosegretario al Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, durante il suo intervento – Per questo motivo l’agricoltura italiana è un soggetto fondamentale che, con gli interventi energetici, può non solo aiutare sul fronte dei cambiamenti climatici ma anche su quello della produttività del sistema paese”.
L’Abbate ha sottolineato la necessità di capire quali tecnologie e modalità utilizzare per integrare al meglio produzione agricola ed energetica. “Di sicuro è necessario risolvere le questioni legate all’iter autorizzativo. Non è possibile, infatti, che ci vogliano decine di passaggi e oltre due anni per ottenere un’autorizzazione […] Uno dei primi casi che dobbiamo prendere in considerazione è quello dei terreni nei quali non è possibile la coltivazione food perché inquinati. Bene, queste zone possono essere diretti alla produzione energetica risolvendo il quadro amministrativo, in attesa delle essenziali bonifiche”.
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Per l’Onorevole Filippo Gallinella, Presidente della Commissione Agricoltura della Camera “è necessario che si agisca affinché il reddito agricolo sia integrato da quello energetico e non sostituito”. Questo significa anche dare priorità a impianti solari installati sulle coperture, sui terreni no food come i Sin o ancora sugli specchi d’acqua, grazie agli impianti galleggianti. “Sono disponibili, per esempio, 5.300 ettari di superficie in ambito agricolo sulle coperture, dei quali il 50% potrà essere dotato di sistemi fotovoltaici con 6 miliardi di euro provenienti dal Recovery Found“.
Durante l’evento L’Abbate ha risposto anche a una domanda dal pubblico che chiedeva: «A livello di legislazione alcune regioni vietano lo sviluppo di FV su terreno agricolo (Lombardia, Toscana mette un limite di 8 MW), ci sarà un intervento dal governo centrale?».
“Si tratta di uno degli scopi del gruppo di lavoro che è stato istituito presso il ministero dello Sviluppo Economico – ha replicato il sottosegretario – È necessaria un’armonizzazione della normativa a livello nazionale perché non è possibile che un’impresa si trovi di fronte a legislazioni diverse sulla stessa questione su base regionale. È un fatto che deve essere superato”.