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Quando si può parlare di fotovoltaico a impatto positivo per la natura?

Quando si può parlare di fotovoltaico a impatto positivo per la natura?
Foto di Stefan Schweihofer da Pixabay

Fotovoltaico a impatto positivo per la natura, serve una definizione condivisa

Può il fotovoltaico essere uno strumento attivo per ripristinare la natura e aiutarne la conservazione? Sì ma è necessario mettere dei precisi paletti politici e regolatori. E definire in maniera chiara e condivisa quando i parchi solari sono realmente “nature-inclusive“. A spiegare il come e il perché è un nuovo documento promosso dalle associazioni europee SolarPower Europe e The Nature Conservancy.

Il policy paper delinea il concetto di parchi solari ad impatto positivo per l’ambiente proponendo una definizione e criteri di attuazione per garantire un guadagno netto di biodiversità. Spiega Rebecca Humphries, responsabile della politica climatica europea per The Nature Conservancy, “I parchi solari ben progettati e posizionati, seguendo la gerarchia di mitigazione, possono portare a soluzioni vantaggiose sia per il clima che per la natura. Con questo rapporto, esploriamo come il fotovoltaico possa contribuire a proteggere e ripristinare la natura e gli incentivi politici e finanziari necessari per ampliare tali progetti”.

Un puzzle di definizioni

Oggi i parchi solari a terra occupano una porzione di territorio relativamente piccola nell’Unione Europea. E secondo i calcoli degli esperti anche investendo coraggiosamente su questa tecnologia l’uso del suolo ridotto: solo lo 0,3% del territorio totale dell’UE per i progetti fv attuali e futuri secondo l’European Environmental Bureau. Percentuale che sale al 2,5% se si considerano anche le infrastrutture correlate (pali, sottostazioni, ecc.).

Ma va da sé che una progettazione e collocazione strategica dei futuri parchi solari sia essenziale. Il documento, redatto da Metabolic, mostra come i sistemi fotovoltaici possano contribuire in modo significativo alla legge dell’UE sul ripristino della natura, che mira a sanare almeno il 20% di terra e mare degradati entro il 2030 e tutti gli ecosistemi entro il 2050.

Peccato che, sebbene alcuni paesi UE abbiano programmi di incentivazione per il fotovoltaico rispettoso della natura, in pochi hanno stabilito un metodo basato sulla scienza per questi regimi. La mancanza di un approccio unificato rischia di creare disallineamenti e incertezza per gli sviluppatori e gli altri stakeholder coinvolti.  

Il problema principale da affrontare sono le lacune normative

La maggior parte dei quadri regolatori esistenti non fornisce una definizione chiara di parchi solari “nature-inclusive”, utilizzando termini diversi come “rispettosi della biodiversità” o “ad impatto positivo sull’ambiente”. E lasciando quindi agli sviluppatori ampio spazio per l’interpretazione.

La gerarchia di mitigazione della biodiversità

In questo contesto la gerarchia di mitigazione della biodiversità (un insieme di linee guida) rappresenta uno strumento utile a guidare lo sviluppo di impianti attraverso un processo decisionale che riduca al minimo gli impatti negativi complessivi. Nel dettaglio la gerarchia comprende 4 fasi:

  1. Evitare la perdita e/o il degrado della biodiversità.
  2. Ridurre al minimo gli impatti sulla biodiversità.
  3. Ripristinare i danni derivanti dallo sviluppo.
  4. Compensare i danni inevitabili attraverso il ripristino della natura al di fuori dei confini del progetto.

Un altro mezzo di misura per un’energia solare attenta alla natura è il guadagno netto di biodiversità, un confronto del livello di biodiversità valutato prima e dopo lo sviluppo dell’impianto.

 A partire da questi strumenti gli autori del policy paper offrono la propria definizione di fotovoltaico “nature-inclusive” o “a impatto positivo sulla natura”. 

“Un parco solare che segue la gerarchia di mitigazione (evitando la conversione di aree naturali protette e sviluppandosi invece su terreni con basso valore di biodiversità) e contribuisce all’aumento netto di biodiversità, gestendo il territorio in modo da creare tale incremento nella biodiversità autoctona rispetto al livello valutato prima dello sviluppo fotovoltaico”.

Le raccomandazioni politiche

“Nature Conservancy e SolarPower Europe chiedono un quadro politico coerente a livello UE che definisca l’energia solare inclusiva della natura, si allinei alle politiche UE esistenti e incorpori un sistema di monitoraggio e valutazione. Questo tipo di quadro potrebbe semplificare e standardizzare le pratiche nei paesi UE, aiutando i parchi solari rispettosi della natura a diventare più diffusi ed efficaci”, ha dichiarato Lina Dubina, Policy Advisor for Sustainability presso SolarPower Europe.

Il documento formula una serie di raccomandazioni politiche: 

  1. Creare una definizione comune, chiara e ambiziosa del fotovoltaico rispettoso della natura a livello dell’UE. 
  2. Fornire indicazioni sullo sviluppo di parchi solari per evitare e ridurre al minimo la perdita di biodiversità nella pianificazione durante e dopo la fase di costruzione, insieme a pratiche per ripristinare, compensare e/o aggiungere (guadagno netto) alla biodiversità. 
  3. Sviluppare e implementare un solido sistema di monitoraggio e valutazione. 

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