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Fotovoltaico galleggiante, un impianto record sui resti del carbone

Nell’ex miniera a cielo aperto di Huainan, oggi completamente allagata, è stato realizzato un impianto solare da 40 MW, vero e proprio record per la tecnologia del fotovoltaico galleggiante

Fotovoltaico galleggiante cinese

 

Il fotovoltaico galleggiante da record parla cinese

(Rinnovabili.it) – Quando i lavori di estrazione del carbone nell’area mineraria di Huainan, nell’est della Cina, sono terminati, il sito è andato incontro ad uno dei risultati più comuni legati alle procedure di chiusura: il completo allagamento. Se una miniera smette di funzionare infatti, si spengono anche tutti i sistemi di drenaggio e controllo delle acque, superficiali e sotterrane, che con il tempo riprendono il naturale corso. I “pit lakes” o laghi di fossa, che si creano nelle miniere a cielo aperto, hanno fatto venire un’idea alla Sungrow Power Supply, società produttrice di inverter fotovoltaici: perché non trasformare le zone allegate in un gigantesco impianto di fotovoltaico galleggiante?

 

Il progetto è divenuto realtà proprio in questi giorni con l’inaugurazione di una centrale da 40 MW di capacità, la più potente mai realizzata finora (ma il record sulla carta rimane al progetto indiano da 700 MW di fotovoltaico galleggiante). Le piogge hanno allagato l’ex cava che presenta una profondità variabile dai 4 ai 10 metri, e l’acqua mineralizzata rende la zona priva di valore. “L’impianto non solo riutilizza il sito, riducendo la domanda di terra, ma migliora anche la produzione fotovoltaica grazie all’effetto di raffreddamento della superficie”, ha spiegato un funzionario del governo locale.

 

I vantaggi del fotovoltaico galleggiante

Impianti di questo tipo si compongono essenzialmente di tre elementi chiave: una base, generalmente costituita da tubi in polietilene, che garantisce il galleggiamento della struttura, una piattaforma di sostegno e i tradizionali moduli fotovoltaici in silicio. Una simile scelta progettuale permette di superare alcuni degli svantaggi delle istallazioni tradizionali, a partire dal più scontato, ossia il consumo del suolo. Inoltre, la presenza dell’acqua permette di realizzare un sistema di raffreddamento naturale e, abbassando la temperatura, è in grado di garantire che le celle non perdano di potenza per eventuali surriscaldamenti. In aggiunta, la superficie dell’acqua riflette i raggi solari, comportandosi come una sorta di concentratore a specchio: in questo modo i moduli possono catturare anche la luce riflessa aumentando ulteriormente la produzione.

 

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