(Rinnovabili.it) – Dal 12 aprile di quest’anno è in vigore in Italia un nuovo decreto sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, a recepimento della direttiva europea RAEE 2012/19/EU. La legge compie sul fronte del riciclo un passo avanti, prevedendo che tutti moduli fotovoltaici siano considerati “apparecchiature elettriche ed elettroniche” e che pertanto sia gestiti, una volta giunti a fine vita come e-waste. Un progresso importante a cui corrispondono però altrettante sfide fondamentali soprattutto per i protagonisti della filiera del riciclo. A raccontarci cosa è cambiato e come è possibile rispondere alle novità introdotte dal decreto è oggi Andrea Carluccio, Responsabile Area Raccolta e Riciclo di Cobat, il Consorzio che opera nel campo della gestione dei rifiuti di accumulatori, RAEE, pneumatici fuori uso e ovviamente anche di fotovoltaico a fine vita. “Il D.Lgs. 49/2014 – spiega Carluccio – recepisce in Italia, primo Paese europeo ad attuare la Direttiva 19/2012, importantissime novità riguardanti la gestione dei rifiuti derivati da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Queste novità riguardano l’introduzione di nuove tipologie di prodotti che differentemente da prima, se immessi al consumo, debbono essere inclusi nella dichiarazione ambientale verso i Sistemi Collettivi perché possano fornirsi e assicurarsi all’utilizzatore finale garanzie di gestione gratuita del fine vita”.
Elementi fino a ieri marginali ai fini del calcolo dei tassi di raccolta RAEE – come i pannelli solari, ma anche gli inverter e alcuni motori – sono oggi nuovi protagonisti di un settore per il quale, continua Carluccio, “vengono fissati obiettivi di raccolta estremamente significativi che non possono prescindere dall’applicazione di modelli di raccolta capillari, efficaci ed efficienti per i Sistemi Individuali e Collettivi autorizzati che operano in questo settore e verso i quali si impone di “ri-organizzare” il proprio assetto al principio di Consorzio senza scopo di lucro (rispondente all’articolo 2602 del CC e certificato – EMAS, ISO)”.
Nuove richieste ed esigenze, dunque, per le quali Cobat si è fatto trovare già preparato: “Il Consorzio da tempo ha già completato il processo di aggiornamento statutario e consortile divenuto indispensabile con il recepimento del D.Lgs. 49/2014: oggi è l’unico Sistema Collettivo multifiliera certificato EMAS, coerente con quanto previsto all’art. 2602 del Codice Civile e senza scopo di lucro in grado di garantire i Produttori/Importatori e manlevarli da responsabilità civili anche da risarcimento danni per quanto immesso al consumo nel mercato italiano e dichiarato al Consorzio stesso”.
Attraverso un network di impianti di trattamento autorizzati e una rete logistica capillare, Cobat è oggi in grado di coprire tutto il territorio nazionale per la gestione (raccolta, trattamento e recupero) dei rifiuti di pile e accumulatori, gli pneumatici e i RAEE, fotovoltaico compreso. E in quest’ultimo campo che Cobat dimostra di avere una marcia in più rispetto al mercato di settore, essendo dotato “dei più avanzati sistemi di monitoraggio e tracciabilità dei rifiuti che consentono di conoscere l’esatta ubicazione dei moduli nel Paese e di intervenire, in caso di necessità, presso impianti sia domestici che professionali. Gli impianti di trattamento utilizzati sono gli unici in grado di trattare i moduli fotovoltaici con sistemi d’avanguardia capaci di ricavare silicio, vetro, metalli e plastiche praticamente in purezza”.
Ma quali sono le percentuali di recupero per questo specifico settore? “Ancora, in Italia come nel resto d’Europa, non si può parlare di “mercato” in riferimento alla gestione dei rifiuti di moduli fotovoltaici”, afferma Carluccio. “I quantitativi di rifiuti generati annualmente sono ancora dell’ordine di poche centinaia di tonnellate, pertanto gli impianti che esercitano un’attività di carattere industriale non esistono ancora. Esistono pur tuttavia delle eccellenze (pochissime in Europa), una in Italia cui Cobat fa già riferimento arrivando a finalizzare un trattamento ben oltre le soglie di recupero fissate dalla normativa (nuovo D.Lgs.49/2014). Attraverso il processo di lavorazione proposto dall’Impianto S.E.A. di Malo (VI), infatti, Cobat riesce ad ottenere materie prime seconde quasi in purezza (alluminio, silicio, vetro, rame e plastiche) che lasciano prevedere che gli attuali costi di riciclo possano abbattersi ancora fino allo zero entro la fine del 2015”.
Un occhio di riguardo va inoltre riservato ai moduli fotovoltaici storici ovvero quelli, come spiega Carluccio, “precedenti alle Regole Applicative del IV Conto Energia (30 giugno 2012) ovvero tutti quei moduli immessi al consumo prima di questa data spartiacque e che, per tale motivo, non hanno subito una dichiarazione dei seriali nelle banche dati dei Sistemi Collettivi/Consorzi accreditati al GSE e/o Centro di Coordinamento RAEE”. “Per questi moduli la responsabilità, che non era ancora in capo ai Produttori/Importatori, deve imputarsi ai proprietari/gestori degli Impianti i quali potranno provvedere autonomamente a sostenere i costi della raccolta a fine vita dei pannelli fotovoltaici attraverso un taglio del contributo incentivante operato da parte del GSE. Per ovviare a questo prelievo forzoso stiamo lavorando insieme al Gestore dei Servizi Energetici, affinché la garanzia dei moduli possa essere gestita direttamente dai consorzi accreditati, come Cobat”. Il Consorzio, a tal proposito, ha già intrapreso un’attività di sensibilizzazione delle imprese e dei proprietari degli Impianti al fine di poter garantire un supporto operativo coerente alla normativa.
Inoltre, in qualità di Sistema Collettivo dispone integralmente delle caratteristiche e dei requisiti richiesti dalla legge e può assistere ogni suo Associato dalle fasi di immissione sul mercato a quelle di gestione del rifiuto, fornendo assistenza e supporto continuo rispetto alle disposizioni normative e alle attività operative e commerciali di ognuno. Attraverso gli strumenti di monitoraggio e tracciabilità consente di attivare forme di garanzia tangibile a tutti gli attori della filiera (dai Produttori/Importatori agli Installatori/proprietari degli Impianti) assicurando un recupero a fine vita gratuito sia per i rifiuti considerati domestici (derivati da Impianti <10kw) che professionali (>= 10kw). “Un programma sviluppato da Cobat per offrire ai suoi Associati una prospettiva di rischio zero e massima opportunità. Il rischio zero nasce dalla ‘manleva da responsabilità’ che Cobat offre nel contratto ai suoi associati per la gestione dei rifiuti derivati dall’immesso al consumo, garanzia prestata per rispondere fattivamente al principio della responsabilità estesa del Produttore/Importatore ratificata da tutte le norme comunitarie e nazionali. Le opportunità, invece, derivano dalla possibilità di fornire assistenza e ritiro dei rifiuti (dichiarati come prodotti) ovunque e in qualunque momento (oggi come tra 25 anni), sul territorio nazionale, dalla capacità di proporre e sostenere campagne di re-powering attraverso la garanzia dell’uno contro uno, dalla capacità che Cobat ha di valorizzare al meglio qualsiasi rifiuto, dalla forza del Brand che significa esperienza venticinquennale e affidabilità nel settore rifiuti e ambiente, dalla comunicazione istituzionale e commerciale che non ha uguali tra i Consorzi/Sistemi riconosciuti ed autorizzati”.