(Rinnovabili.it) – “La Commissione europea ha deciso di istituire dazi antidumping provvisori sulle importazioni di pannelli solari, celle e wafer dalla Cina”. Così l’esecutivo europeo ha annunciato ieri l’entrata in vigore delle nuove tasse doganali sul fotovoltaico Made in China, frutto della lunga inchiesta durata ben 9 mesi.
La controversa mossa commerciale è stata applicata nonostante la maggior parte degli Stati Membri si fosse detta apertamente contraria e soprattutto nonostante le ripetute pressioni di Pechino.
Da oggi, dunque, fino al 6 agosto 2013 ogni prodotto fotovoltaico proveniente dalla Repubblica Popolare dovrà pagare un dazio dell’11,8% che verrà alzato al 47,6% fino alla fine di dicembre, aliquota – ci tiene a precisare la Commissione – ben inferiore al tasso dell’88% corrispondente al dumping di cui sono oggetto i pannelli; il motivo è che l’esecutivo europeo applica la cosiddetta “lesser duty rule”, in base alla quale si impone solamente un dazio al livello sufficiente per ripristinare condizioni di parità.
“La decisione presa oggi – commenta Bruxelles in una nota stampa – dovrebbe inoltre contribuire a creare condizioni di parità per l’industria europea delle energie rinnovabili, la cui importanza è fondamentale per gli obiettivi dell’UE nel campo delle energie rinnovabili. Pratiche commerciali sleali adottate in relazione ai pannelli solari non aiutano l’ambiente e non sono compatibili con una solida industria dell’energia solare a livello mondiale”.
L’inchiesta verrà portata avanti e le eventuali misure definitive dovranno essere istituite entro 15 mesi dall’apertura, ossia entro il 5 dicembre 2013. Nel frattempo continueranno i colloqui con gli esportatori cinesi e con la Camera di commercio cinese per trovare una soluzione negoziata. Le rassicurazioni offerte però non hanno compiaciuto il Gigante asiatico che attraverso il suo primo ministro, Li Keqiang, ha ribadito il no cinese al protezionismo commerciale e all’utilizzo di misure punitive, aggiungendo che “non ci saranno vincitori in una guerra commerciale”.
I COMMENTI A CALDO
“Oggi – afferma Milan Nitzschke, Presidente di EU ProSun – è il primo passo più importante dopo tre anni di dumping cinese che ha causato la perdita di lavoro a migliaia di europei e la chiusura di 60 aziende europee delle quali 30 solo in Germania. Il risultato finale dell’indagine sarà l’adozione di misure efficaci sulle tariffe o una soluzione negoziata con la Cina. É fondamentale che la Cina blocchi il dumping. Non appena verrà interrotto il dumping illegale, il settore solare europeo potrà tornare ad essere pienamente competitivo “Nei prossimi due mesi, la Cina deve fare proposte importanti, inclusa la cessazione definitiva del dumping distruttivo. In caso contrario, saranno applicate automaticamente le tariffe più alte”.
“Non credo – ha commentato Alessandro Cremonesi, presidente Comitato IFI Industrie Fotovoltaiche Italiane – ci sia un caso nella storia delle precedenti investigazioni condotte dalla Commissione che presenti modalità analoghe di progressività nell’imposizioni di dazi. E’ altresì sintomatico come, dopo la mano tesa offerta la settimana scorsa dalla Germania alla Cina nel dirimere la disputa sui dazi, metà degli Stati Membri abbiano invertito espressione di voto, a suo favore. L’imposizione dei dazi di dumping con il sistema a due riprese: la prima (11,8%) non produrrà alcun effetto benefico sulla manifattura europea e nazionale, anzi potrebbe portare a massive importazioni di prodotto dalla CINA tali da coprire molti mesi di domanda interna; la seconda (47% e/o 67%), ben al di sotto del margine di dumping medio rilevato dalla Commissione, pari all’88%, è poco rispettosa del disastro industriale che il dumping cinese ha generato in Europa negli ultimi tre anni”.