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Fotovoltaico cinese, Pechino frena la produzione mentre i prezzi precipitano

Il governo cinese annuncia restrizioni alla capacità produttiva nazionale di celle e moduli per far fronte allo squilibrio tra domanda e offerta, creato dalla pandemia del coronavirus

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Foto di succo da Pixabay

Nuovi piani per il fotovoltaico cinese

(Rinnovabili.it) – Pechino è pronta a frenare la crescita del fotovoltaico cinese, lato produzione di celle e moduli. A comunicarlo è lo stesso Ministero dell’Industria, con la pubblicazione di una progetto di piano dedicato alle fabbriche nazionali. Il documento affronta una delle questioni più critiche per il gigante asiatico sul fronte energetico: gli effetti del lockdown sull’industria fotovoltaica.

Attualmente il Made in China domina quasi ogni fase della catena di approvvigionamento del mercato solare mondiale. Dalla fabbricazione dei lingotti di silicio policristallino, alla creazione di celle da combinare in pannelli, gli impianti cinesi coprono almeno il 73% della capacità produttiva globale (dati BloombergNEF). Con il rallentamento delle installazioni, prima in Cina e poi nel resto del pianeta, gli effetti sul settore fv non hanno tardato a farsi sentire. Nel giro di pochi mesi, i grandi produttori cinesi si sono ritrovati in mano volumi di offerta molto superiori alla domanda. E giganti del calibro di LONGi Green Energy Technology e Tongwei sono stati costretti a tagliare i prezzi dei prodotti più volte nell’ultimo periodo per rimanere nel mercato. I wafer e le celle sono diventati almeno il 20% più economici, mentre i prezzi dei pannelli sono diminuiti del 10%.

E secondo BNEF, i prezzi dei wafer continueranno a calare di un altro 15% anche nella seconda metà dell’anno. 

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Nonostante il deprezzamento, l’industria del fotovoltaico cinese non sembra propensa a rallentare più di tanto. Diversi big del comparto hanno annunciato piani di espansione aggressivi all’inizio di quest’anno. Tongwei ha in programma di raddoppiare la sua capacità di produzione celle, già oggi la più grande del mondo. La GCL System Integration Technology Co. sta valutando, invece, la possibilità di costruire il più grande impianto di moduli al mondo; una struttura che da sola sarebbe in grado di soddisfare metà della domanda globale.

Questi piani preoccupano Pechino che attraverso il suo Ministero dell’industria fa sapere “(Controlleremo) rigorosamente i progetti di produzione di apparecchiature solari il cui unico scopo è quello di espandere la capacità”. Il governo intende piuttosto incoraggiare le aziende a concentrarsi sui progressi tecnologici, sul miglioramento della qualità e sulla riduzione dei costi. Ecco perché nella bozza di piano si chiede ai produttori di apparecchiature solari di investire 1,4 milioni di dollari ogni anno in ricerca e sviluppo e utilizzare almeno il 50% della rispettiva nuova capacità progettata.

Il Ministero ha stabilito, inoltre, standard sul consumo di energia e acqua durante la produzione di wafer e celle, unitamente a nuovi criteri di qualità per l’efficienza dei pannelli solari.

Non solo. Le aziende che si trovano in zone di protezione ecologica dovranno ridurre i propri impianti fino a chiudere definitivamente. Il progetto di Piano sarà aperto alla consultazione pubblica fino al 10 giugno.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.