(Rinnovabili.it) – Europa come Stati Uniti d’America. Anche per l’industria fotovoltaica del Vecchio Continente si profila la possibilità di scendere in campo ed ingaggiare una “guerra commerciale” col settore manifatturiero cinese. Dopo la causa intentata dalla ‘Coalition for American Solar Manifacturing’ (CASM) e la decisione del Dipartimento del Commercio USA di applicare un dazio del 31% sui pannelli solari cinesi importati negli States, le acque sono tutt’altro che calme. Il produttore tedesco SolarWorld AG ha oggi rivelato l’intenzione di formare una nuova cordata di aziende, plasmata sul modello di quella creata in America, per chiedere a Bruxelles forti misure antidumping contro la Cina.
A decidere il destino del mercato europeo saranno le imprese stesse; perché infatti l’UE sia obbligata a prendere in mano la questione è necessario che più di un quarto del segmento fotovoltaico d’Europa firmi la petizione anti-dumping. A quel punto Bruxelles avrà a disposizione 45 giorni prima di decidere quale azione intraprendere. “Siamo fiduciosi”, ha confidato Milan Nitzschke, vice presidente di SolarWorld a EurActiv. “Tutti nel settore manifatturiero sono stati colpiti [dalle azioni della Cina], quindi riusciremo a formare una vasta coalizione [con] un numero di aziende provenienti da diversi Stati membri dell’UE almeno di due cifre.”Prima di agire, ovviamente, l’Unione dovrà valutare se vi è la prova evidente che il “Made in China” abbia causato un danno è ad una quota significativa del settore europeo.