(Rinnovabili.it) – I dazi compensativi che la Commissione Europea vorrebbe imporre sull’import fotovoltaico dalla Cina non sembrano proprio piacere ai governi dell’Unione. In un recente sondaggio condotto dalla Reuters, ben 15 dei 27 Stati Membri si sono detti apertamente contrari all’imposizione di tali misure, sei hanno detto di appoggiare la decisione dell’esecutivo, mentre gli altri sei non hanno voluto o potuto rispondere all’indagine.
La battaglia commerciale innescatasi fra le due potenze ha spaccato in due l’Europa: da una parte sono schierate nazioni come Germania e Gran Bretagna che a più riprese hanno fatto chiaramente capire di non volere affrontare possibili ripercussioni sui rapporti con la Cina; dall’altra paesi come la Francia e l’Italia meno propensi ad accettare una soluzione di compromesso.
“Prenderemo sicuramente nota delle posizioni consultive degli stati membri’‘, ha risposto il commissario europeo al Commercio, il belga Karel De Gucht, ma l’esecutivo comunitario ‘‘è obbligato a vedere il quadro più ampio e a prendere decisioni basate unicamente su prove”. E al momento, ha sottolineato il portavoce, ”ci sono 25mila posti di lavoro a rischio nel settore nell’Ue”.
Il commissario sta portando avanti i negoziati Pechino in quello che ormai è divenuto, a diritto, il più grande caso commerciale dell’UE. Nonostante la controparte cinese, il vice Ministro del Commercio Zhong Shan, abbia definito i primi incontri con de Gucht, “costruttivi“, la Repubblica Popolare continua mantenere la sua minacciosa posizione: “Queste pratiche di protezionismo commerciale non sono accettabili per la Cina”, ha commentato un portavoce della missione cinese presso l’Unione europea in una nota “e potrebbero seriamente inasprire il clima sul commercio e impegno economico bilaterale”.
L’attesa è ora tutta concentrata sul 6 giugno, data dell’entrata in vigore dei dazi provvisori che andrebbero a prelevare sui moduli solari “made in China” fino al 47%. Dal 6 giugno, Bruxelles e Pechino avranno a disposizione sei mesi per accordarsi e far sì che la misura non divenga definitiva.