Rinnovabili • Rinnovabili •

Fotovoltaico e biosensori, il futuro è nelle nanofibre?

Nanofibre elettrofilate: questo il segreto per ottenere una combinazione unica di proprietà ottiche. E questo l’obiettivo del progetto NANO-JETS

ma-2013-00145a_0009(Rinnovabili.it) – C’è molto genio italiano dentro NANO-JETS, il progetto europeo dedicato alla creazione di nanofibre polimeriche di ultima generazione. Il lavoro di ricerca che si chiuderà nel 2018 dopo ben 5 anni di studi, è coordinato dal Prof. Dario  Pisignano del Dipartimento di Matematica e Fisica “Ennio De Giorgi” dell’Università del Salento e ricercatore presso l’Istituto di Nanoscienze del CNR a Lecce. Ma per capire di cosa si occupi il progetto, bisogna fare qualche passo indietro.

Negli ultimi anni, la produzione di materiali organici nanostrutturati in forma di fibre ha raggiunto progressi significativi sia in termini di lavorazione che di  funzionalizzazione spalancando le porte ad un ruolo da protagonista delle nanofibre in settori la raccolta energetica (come nel caso del fotovoltaico) o la fabbricazione di biosensori.

 

Realizzare strutture su scala nanoscopica presenta però dei problemi d’ottimizzazione non indifferenti quando il prodotto finale ha come obiettivo quello di “emettere luce”. Uno dei motivi di questa difficoltà è che nel processo di fabbricazione ci sono moltissime variabili che devono essere controllate, e questo fa lievitare i costi e riduce le efficienze produttive. O sarebbe meglio dire presentava, dal momento che gli scienziati di NANO-JET sono riusciti a compiere un notevole passo avanti a mettere a punto una nuova tecnica di fabbricazione chiamata filatura elettrostatica, o “elettrofilatura”.

 

Si tratta di un processo in cui campi elettrificati sono applicati ad alcuni augelli da cui viene fatta uscire  una soluzione polimerica. I filamenti di polimeri risultanti presentano proprietà ottiche migliorate. Inoltre sono estremamente flessibili e capaci di adattarsi a qualsiasi superficie. Questa svolta si legge su CORDIS news potrebbe portare alla fabbricazione economicamente vantaggiosa di fibre a emissione di luce su scala nanometrica, le quali possono essere usate in sensori in pannelli solari e persino nei capi di abbigliamento “intelligenti” che sono in grado di reagire all’ambiente.