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Il fotovoltaico può tutelare la biodiversità: buone pratiche per la convivenza

L'associazione europea SolarPower Europe lancia il rapporto "Solar, Biodiversity, Land Use: Best Practice Guidelines", offrendo una guida nell'identificazione dei terreni adatti all'impiego dell'energia solare

fotovoltaico biodiversità
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Fotovoltaico e biodiversità, un toolkit per non sbagliare

(Rinnovabili.it) – Il fotovoltaico può rappresentare uno strumento fondamentale per tutelare la biodiversità mantenendo alto l’impegno climatico. Tutto sta nella capacità di posizionamento, progettazione e gestione dell’impianto. Ad esempio, l’impiego di pannelli solari su terreni degradati aiuta a finanziare il ripristino del sito, facilitando anche la crescita della vegetazione sotto i moduli nei climi più secchi, migliorando gli stock di carbonio nel suolo e il ciclo dell’azoto, e promuovendo il pascolo. Come non sbagliare? In aiuto arrivano le linee guida di Solar Power Europe. L’associazione ha presentato ieri, in occasione della alla prima conferenza Sustainable Solar Europe, una nuova relazione dedicata al rapporto tra fotovoltaico e biodiversità.

Il documento, intitolato “Solar, Biodiversity, Land Use: Best Practice Guidelines“, mostra come lo sviluppo responsabile dei progetti solari possa proteggere e migliorare gli ecosistemi e la diversità biologica che essi contengono. E al tempo stesso offre all’industria di settore una serie di strumenti per non mancare l’obiettivo, a partire da un compendio di tutta la normativa UE legata alla tutela della natura.

“Il fotovoltaico sta crescendo in modo esponenziale e stiamo lavorando per raggiungere un obiettivo minimo di 750 GW nell’UE entro il 2030″, ha commentato Walburga Hemetsberger, CEO di SolarPower Europe. “È fondamentale accelerarne la diffusione con solidi impegni per la salvaguardia della biodiversità. Queste linee guida offrono al settore uno strumento prezioso per sostenere la conservazione della natura e migliorare il patrimonio biologico”.

La guida di SolarPower Europe

Il documento, elaborato con i contributi di una serie di attori chiave dell’ambientalismo europeo, offre un focus sulle migliori pratiche nell’identificazione dei terreni adatti ai grandi impianti. Le raccomandazioni includono la definizione delle priorità nell’uso del suolo artificiale, il coinvolgimento di proprietari terrieri e agricoltori in progetti di agrivoltaico a duplice uso del suolo, l’esclusione delle zone umide naturali e delle foreste e il coinvolgimento dei corpi idrici artificiali attraverso il fotovoltaico galleggiante. 

Nel caso di “terreni artificiali”, come ad esempio aree portuali, parcheggi e spazi limitrofi a reti stradali e ferroviarie, non bisogna abbassare la guardia. Nella progettazione dell’impianto devono sempre essere prese in considerazione le caratteristiche ecologiche degli spazi vicini. Anche per siti come aeroporti abbandonati o vecchie cave è necessaria una valutazione completa e un piano ben definito per garantire la conservazione degli habitat locali garantendo al contempo la rigenerazione di quelli perduti.

Il documento offre una guida completa per gli sviluppatori, dalla progettazione alla costruzione, dalla gestione e alla disattivazione degli impianti. E per dimostrare come queste considerazioni abbiano un riscontro reale, offre casi di studio di successo. Come quello del parco fotovoltaico Spitalhöfe  di BayWa r.e. in Germania, uno dei primi impianti nel Paese ad aver integrato un progetto per aumentare il numero di impollinatori selvatici. O quello di Amarenco che si è impegnata a investire nel ripristino degli ecosistemi naturali attraverso il finanziamento di programmi site-specific incentrati sulla micro silvicoltura e sulla rigenerazione del suolo nei siti degli impianti.