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Fotovoltaico e biodiversità, il solare può proteggere api e impollinatori

Fotovoltaico e biodiversità
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Per un solare amico delle api e della natura

(Rinnovabili.it) – Per anni fotovoltaico e biodiversità sono stati posizionati su piatti opposti della stessa bilancia. La diffusione dei grandi impianti a terra, soprattutto quando realizzati a solo scopo economico, appariva incompatibile con le esigenze di tutela del patrimonio naturale. Oggi sappiamo che i due fattori non sono necessariamente in contrasto. Al contrario: è possibile realizzare progetti solari che favoriscano la protezione del suolo, della flora e dalla fauna circostante.

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Una delle opzioni che ha maggiormente preso piede nella realizzazione di installazioni onshore, prevede l’aggiunta di habitat di conservazione per api e impollinatori. Piantare fiori selvatici e specie vegetali autoctone sotto e intorno ai moduli può aumentare, infatti, la presenza di insetti impollinatori, fornendo nuovi benefici per la comunità locale, al di là della produzione energetica pulita. L’accoppiata si è diffusa soprattutto negli USA, dove già otto Stati (Illinois, Maryland, Michigan, Minnesota, Missouri, New York, South Carolina e Vermont) hanno promulgato leggi per promuovere lo sviluppo di un solare “amico delle api”.

Per comprenderne le reali possibilità e, soprattutto, distinguere le pratiche migliore dai tentativi di greenwashing, un gruppo di entomologi ha approfondito il legame assistente tra fotovoltaico e biodiversità. In un articolo pubblicato sulla rivista Environmental Entomology, gli scienziati hanno riassunto una serie di studi chiave nel campo dell’ecologia, della conservazione delle api e dell’interazione con l’industria solare.

Fotovoltaico e biodiversità, quando i campi solari sono una doppia risorsa

“Attendendoci ai principi di una vegetazione autoctona e perenne, con un mix di specie che fiorisca durante la stagione di crescita, abbiamo già vinto per metà la battaglia”, afferma Matthew O’Neal, professore di entomologia presso la Iowa State University e coautore del documento. Il gruppo ha passato in rassegna l’approccio “scorecard” in vigore negli otto Stati stelle e strisce. In cosa consiste? Per fregiarsi del riconoscimento di “sito solare favorevole agli impollinatori”, il proprietario o il gestore devono ottenere un punteggio positivo nella valutazione di una serie di caratteristiche. I dettagli variano da Stato a Stato, ma i requisiti di base sono simili.

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O’Neal e colleghi sostengono a pieno l’approccio a punti. Tuttavia affermano che i criteri di valutazione dovrebbero essere, oltre che condivisi e standardizzati, sufficientemente rigorosi da produrre impatti misurabili e positivi sugli impollinatori. Al contempo dovrebbero mostrasi sufficientemente flessibili da poter essere applicati a qualsiasi installazione solare. “Ciò che può funzionare bene in Iowa, Illinois e Indiana potrebbe non farlo nel sud-est del Paese o sulla costa atlantica”, sottolineano gli scienziati. 

Alcune ricerche preliminari suggeriscono anche che la vegetazione circostante possa aumentare l’efficienza dei moduli fotovoltaici, ma il team sottolineano la necessità di un’analisi più approfondita. “Sappiamo che le piante, attraverso la respirazione, raffreddano l’aria intorno a loro. E sappiamo che, quando i pannelli solari vengono mantenuti più freschi, sono più efficienti nella produzione di elettricità”, afferma il professore Adam Dolezal dell’Università dell’Illinois. “Ciò che non è stato dimostrato è se, in queste strutture su larga scala, ciò fornisca effettivamente un vantaggio significativo e quantificabile”. Nel complesso il gruppo raccomanda una cooperazione tra responsabili politici, ricercatori e parti interessate del settore per produrre linee guida o standard a vantaggio degli impollinatori. Ovviamente rimanendo realistici nel quadro degli sviluppi solari su larga scala.

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