(Rinnovabili.it) – Il 2023 potrebbe essere ricordato come l’anno della rincorsa del fotovoltaico agricolo in Italia.
Tra estremi climatici, rincari energetici e nuove problematiche ambientali, il settore agroalimentare nazionale ha dovuto affrontare sfide impegnative e trovare la quadra per garantire non solo la propria competitività ma anche la sicurezza alimentare del Paese. In questo contesto una delle risposte più semplici e collaudate si è dimostrata essere la tecnologia fotovoltaica. Tra le soluzioni più efficaci al caro bollette, i pannelli solari hanno in realtà registrato un nuovo interesse in quasi ogni classe di consumatori. Ma nel mondo agricolo, complice le ultime norme di settore, sono nate nuove opportunità che guardano non solo al risparmio economico ma anche alla tutela della produzione nei campi e al miglioramento della sostenibilità in generale.
In Italia lo stanno dimostrando una serie di progetti di successo, come quello realizzato da Gruppo Altea per Cantina Chitarra: un’installazione solare da 120 kWp con cui l’azienda vinicola sta rendendo verdi i propri consumi energetici. D’altra parte per muoversi in un segmento così dinamico come quello del fotovoltaico agricolo è bene fare affidamento su realtà che offrano non solo l’esperienza tecnica ma anche la conoscenza del territorio. Realtà come Altea, oggi impegnata a rendere la transizione energetica prima di tutto una trasformazione culturale. Sì, perché il binomio fotovoltaico-agricoltura è possibile solo supportando l’informazione e la comunicazione, conoscendo da vicino esigenze e potenzialità locali, e adattando ad esse la progettualità.
Fotovoltaico agricolo, cos’è e quali sono i vantaggi
Quando si parla di fotovoltaico agricolo è bene fare una distinzione. Oggi sono due i trend che stanno prendendo piede a livello italiano (e non solo) e che fanno parte di questa macro categoria: gli impianti agrisolari e gli impianti agrivoltaici. In entrambi i casi esiste un doppio beneficio a livello energetico. Da un lato, infatti, la produzione fotovoltaica grazie all’autoconsumo aiuta ad alleggerire la bolletta e a renderla meno esposta agli shock di mercato; dall’altro può fornire un’entrata alternativa per l’azienda. E nel caso dell’agrivoltaico si aggiungono anche benefici diretti alle colture. Vediamoli in dettaglio.
Agrisolare
Rientrano in questa categoria tutti i progetti nati o pianificati nell’ambito dei bandi PNRR “Parco Agrisolare”. La misura finanzia interventi di solarizzazione ed efficientamento destinati a edifici a uso agricolo (serre comprese), zootecnico e agroindustriale. Gli incentivi elargiti sono contributi a fondo perduto sulla spesa effettuata, la cui intensità varia a seconda del tipo di intervento e del tipo di azienda richiedente. Il regolamento del bando favorisce l’autoconsumo e permette la partecipazione di imprese anche in forma aggregata. Gli interventi ammessi? L’acquisto e la posa in opera di pannelli fotovoltaici su tetti e coperture, per una potenza compresa tra i 6 kWp e i 1.000 kWp. Se l’intervento consiste nel potenziamento di un impianto fotovoltaico già esistente, il contributo riconosciuto è definito solo sulla base dei costi sostenuti per la nuova sezione.
A ciò si possono aggiungere, però, impianti d’accumulo, colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici, lavori di rimozione e smaltimento dell’amianto dalle coperture, realizzazione dell’isolamento termico dei tetti e la creazione di un sistema di aerazione. Il bando 2023 si è chiuso il 12 ottobre, ma la misura tornerà nel 2024 per assegnare l’altra metà dei 1.500 milioni di euro stanziati dal PNRR.
Agrivoltaico
Sotto la voce agrivoltaico o agrovoltaico vanno invece speciali configurazioni impiantistiche capaci di creare un rapporto simbiotico tra produzione agricola ed energetica. In questo caso gli impianti sono a terra, ma in posizioni sopraelevate rispetto alle colture o comunque tali da consentire la continuità delle attività agricole. Non solo. Questo binomio punta a creare ecosistemi in grado di innescare benefici a cascata per le colture, il territorio, la biodiversità e le comunità locali.
Diversi studi hanno mostrato, infatti, che gli impianti agrivoltaici possono migliorare la resa agricola mitigando gli effetti climatici. Come? Proteggendo il suolo nelle ore più calde grazie ad un ombreggiamento parziale. Il terreno risulta in tal modo meno stressato e riesce a mantenere una maggiore umidità. Di conseguenza i campi avranno bisogno di meno acqua. Ma i pannelli possono anche offrire protezione in caso grandinate e rovesci intensi.
I vantaggi del fotovoltaico agricolo integrato hanno convinto il Governo ad inserire nel PNRR un investimento dedicato da 1,1 miliardi di euro con cui sostenere il comparto. In base al decreto ministeriale, approvato ad aprile 2023, attraverso due bandi verranno assegnati i nuovi incentivi per l’agrivoltaico avanzato. La misura prende la forma di un doppio beneficio: da un lato fornirà un contributo in conto capitale nella misura massima del 40% dei costi ammissibili e dall’altro una tariffa a valere sulla quota di elettricità prodotta e immessa in rete. Due i contingenti messi in gara a breve: uno destinato al solo comparto agricolo per impianti agri-fv fino a 1 MW di potenza; uno aperto anche alle associazioni temporanee di imprese composte da almeno un soggetto del comparto agricolo per impianti di qualsiasi potenza.
Fotovoltaico agricolo, l’esperienza di Gruppo Altea
Per accedere agli incentivi dell’agrivoltaico o per realizzare un impianto solare sui tetti dei propri fabbricati, serre o capannoni, è necessario muoversi con dimestichezza attraverso una serie di fasi. Dalla valutazione della proprietà o sito alla progettazione dell’impianto stesso, dall’eventuale studio agronomico alla compilazione della richiesta dei sussidi, passando per la manutenzione e il monitoraggio. Come orientarsi? Scegliendo un partner di fiducia che abbia già esperienza nel campo e che operi in sintonia con le necessità del territorio. Un partner come Gruppo Altea che oggi offre tutta la sua esperienza maturata nel settore delle rinnovabili in oltre 13 anni di attività alle aziende che vogliono avvicinarsi al fotovoltaico agricolo.
Gruppo Altea è una società ESCo, con sedi a Catania e Trento, e si occupa, tra le altre cose, di installare, progettare e manutenere impianti fotovoltaici. La società è oggi impegnata a trasformare la transizione energetica in una trasformazione anche culturale facendo conoscere i vantaggi e le opportunità del fotovoltaico agricolo in tutte le sue forme. Le stesse opportunità che hanno convinto Cantina Chitarra, una cooperativa produttrice di vino, a rivolgersi al Gruppo per realizzare il proprio impianto agrisolare. L’installazione realizzata sul tetto della sede di Cantina Chitarra, a Marsala, conta ben 222 moduli fotovoltaici da 540 W di potenza singola e tre inverter da 36 kW. Grazie ai suoi 120 kW di capacità cumulata l’impianto è in grado di produrre circa 168.000 kWh l’anno, permettendo all’azienda di alleggerire le proprie bollette elettriche in momento come quello attuale, caratterizzato da estrema volatilità dei prezzi.
Fotovoltaico agricolo
Non solo. Oggi Gruppo Altea offre servizi di consulenza e progettazione anche nel segmento agri-fotovoltaico, essenziali per la partecipazione ai bandi in arrivo. Nel dettaglio il team della società lavora a fianco dei clienti aiutando a stabilire le condizioni di fattibilità e a preparare la documentazione necessaria. In più, offre avanzati impianti agrovoltaici dotati di strutture a inseguimento solare monoassiale. Il tracciamento permette da un lato di massimizzare la produzione energetica e dall’altro di modulare la quantità d’ombra proiettata sulle colture sottostanti in maniera intelligente. Inoltre per le fondamenta non usa cemento armato ma strutture a palo, mostrando maggiore attenzione all’ambiente e riducendo al contempo i costi.
in collaborazione con Gruppo Altea