Maldive, Mauritius, Seychelles e gli altri stati del SIDS hanno deciso di assumersi un impegno volontario per supportare le fonti rinnovabili e tagliare la propria dipendenza dai carburanti sporchi
La dichiarazione – adottata prima della Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (Rio +20) del prossimo mese – include gli impegni che le nazioni insulari hanno deciso di assumersi volontariamente al fine di garantire il passaggio alle energie rinnovabili e la riduzione della loro dipendenza dai combustibili fossili. Il documento mette in luce come esistano opzioni commercialmente fattibili in molti SIDS per la fornitura energetica pulita come lo sfruttamento del vento, del sole, della geotermia e degli oceani. “Tuttavia, queste tecnologie devono essere accessibili, sostenibili e adattabili alle esigenze e alle circostanze particolari delle comunità SIDS”, ha affermato la dichiarazione. “A questo proposito, si consiglia vivamente la comunità internazionale, in particolare i paesi sviluppati, di garantire la concessione di risorse finanziarie, il trasferimento tecnologico e lo sviluppo delle capacità”.
Le Barbados, il paese che ha ospitato l’incontro tra le venti, ha rivelato il proprio piano per aumentare la quota di energie rinnovabili al 29 per cento nei consumi di energia elettrica entro il 2029. Le Maldive hanno ricordato il programma con cui intendono raggiungere la neutralità carbonica nel settore energetico entro il 2020, mentre Seychelles cercheranno di produrre il 15 per cento del loro approvvigionamento energetico da fonti alternative entro il 2030. La dichiarazione ha inoltre riconosciuto l’importanza della Sustainable Energy for All, iniziativa lanciata dal segretario generale Ban Ki-moon lo scorso settembre, che mira a garantire l’accesso universale a servizi energetici moderni, a migliorare l’efficienza energetica e a raddoppiare la quota di eco-energie nel mix globale, entro il 2030.