Fra Cina e Usa è ormai in atto una guerra che, almeno per il momento, non si combatte ancora con le armi. A giocare al massacro sono le grandi banche che controllano le monete (compresa la Federal Reserve e la Banca Europea) e le grandi industrie. Il terreno preferito di scontro è la corsa all’acquisto di quello che resta dell’Europa e chi sarà il primo paese industriale del mondo.
Se da una parte le banche stanno riducendo gli Stati Europei in povertà costringendoli a svendere il loro patrimonio, dall’altra parte molto spesso gli acquirenti non sono gli amici della finanza ma le industrie cinesi (e qualche volta del BRIC).
E in questa guerra la Germania gioca il ruolo sciocco del marito che si taglia gli attributi per fare un dispetto alla moglie. Concentrata su se stessa, ha ormai spostato il suo baricentro degli affari a est e in Russia e vuole entrare prepotentemente nel mercato del lusso in Cina. Ma per attuare questo suo piano deve pagare un prezzo e la Cina ha chiesto di acquistare le maggiori imprese energetiche europee e le infrastrutture portuali per far arrivare le sue merci sulle sponde del Mediterraneo. Dalla Grecia alla Spagna, dal Portogallo all’Italia. Così la Cina invaderà questi stati con i suoi prodotti a basso costo, che saranno gli unici che i poveri cittadini dell’Europa mediterranea si potranno comprare, e assedieranno la Germania da Sud.
Proviamo a vedere che cosa potrebbe accadere a queste imprese energetiche europee una volta che saranno passate sotto il controllo cinese. E cominciamo in connessione con le politiche del fotovoltaico.
In questo momento la politica cinese delle sovvenzioni all’industria solare ha portato a un eccesso di offerta e al crollo dei prezzi. In sostanza la produzione cinese del 2012 è praticamente il doppio della richiesta mondiale.
Questo ha comportato la chiusura di molte imprese in occidente e praticamente potrebbe condurre alla fine delle industrie solari. Proprio come anni fa è accaduto per l’elettronica che non ha più sedi operative nei paesi occidentali. Tra Usa e Cina è in corso una vera battaglia con i primi che provano a mettere dazi sociali o ambientali ai prodotti cinesi e a dare altre sovvenzioni alle poche industrie rimaste.
Proviamo allora a disegnare un Fanta Solar Scenario.
E se la Cina invadesse i nostri paesi mediterranei con i suoi pannelli a basso costo? E se avesse tutto l’interesse a modificare il business delle imprese energetiche che si compra convertendole in distributori di energia solare? I costi dei pannelli hanno reso vicina la gridparity e reso realizzabile il sogno di migliaia di famiglie di raggiungere l’indipendenza energetica anche senza conto energia, ossia anche in assenza di sussidi statali.
La Cina avrebbe diversi vantaggi: troverebbe una collocazione per il suo eccesso di produzione, diventerebbe leader incontrastata delle rinnovabili, avrebbe maggiore petrolio a disposizione per il suo uso interno.
Se poi attuasse anche la politica di concedere direttamente tramite le sue banche i prestiti alle famiglie per l’acquisto dei pannelli potrebbe anche avviare legami di medio periodo e introdurre le sue istituzioni bancarie in Europa.
Se questo scenario può apparire probabile, da ambientalista mi chiedo se mi auspico questa rivoluzione verde o se mi dovrei opporre alla svendita dei nostri Beni Comuni.
Credo che non abbiamo tanto tempo per dilungarci in riflessioni e che se osserviamo la politica cinese potremmo prendere spunto dalle loro azioni, entrare in sintonia con le loro politiche ma essere protagonisti del nostro destino senza svendere le nostre imprese.
Sveglia Italia!