Le tecnologie di generazione fotovoltaica ed eolica non si limitano a competere testa a testa con le opzioni fossili senza bisogno di incentivi, ma le stanno sempre più ridimensionando. E in molti casi con un margine sostanziale
Pubblicato il report IRENA “I costi di produzione delle energie rinnovabili nel 2019”
(Rinnovabili.it) – Si sta finalmente chiudendo il divario tra energie rinnovabili e non rinnovabili. Le ultime innovazioni tecnologiche, unitamente alle evoluzioni di mercato, hanno reso le installazioni verdi più economiche di qualsiasi nuovo impianto elettrico basato sulle fonti fossili. Una corsa alla competitività che ha già fatto divenire ogni futuro progetto sul carbone, obsoleto ed inutilmente costoso. A parlare di spese, investimenti e nuovi trend è oggi l’Agenzia internazionale IRENA nel report I costi di produzione delle energie rinnovabili nel 2019 (testo in inglese).
Il documento mostra come oltre la metà della capacità verde aggiunta lo scorso anno abbia vantato costi di produzione inferiori ai nuovi impianti a carbone. Al punto da rendere lo storico combustibile un controsenso dal punto di vista economico. “Abbiamo raggiunto un importante punto di svolta nella transizione energetica”, commenta Francesco La Camera , direttore generale dell’IRENA.
“I nuovi impianti programmati e gran parte dell’attuale produzione di carbone è ingiustificabile sia dal punto di vista ambientale che economico“. Al contrario, l’energia pulita si sta dimostrando come “la fonte elettrica più economica, offrendo un enorme potenziale per stimolare l’economia globale e riportare le persone al lavoro. Gli investimenti nelle fer sono stabili, convenienti e attraenti e offrono rendimenti coerenti e prevedibili”.
Il documento mostra, numeri alla mano, a che punto sia la partita tra energie rinnovabili e non rinnovabili. Nel dettaglio, dal 2010 a oggi i costi di produzione dell’energia solare ed eolica hanno mostrato trend in continua discesa, integrando progressivamente anche le tecnologie più mature quali bioenergie, geotermia e idroelettrico. Il calo più sensibile appartiene al fotovoltaico (-82%), seguito dalla solare a concentrazione (-47%), all’eolico a terra (-40%) e da quello in mare (-29%).
In media i grandi impianti solari su scala utility hanno un costo dell’elettricità pari a 0,068 dollari per kWh; l’eolico onshore e offshore mostrano cifre rispettivamente intorno a 0,053 dollari/ kWh e 0,115 dollari / kWh. I costi del solare a concentrazione hanno raggiunto invece un valore medio di 0,182 dollari/ kWh.
Fotovoltaico ed eolico per risparmiare sul carbone
In media, i nuovi progetti di fotovoltaico ed eolico a terra costano meno rispetto al mantenimento di moltissime centrali termoelettriche a carbone esistenti. Secondo gli autori del report, dei 1.200 GW di capacità a carbone oggi in funzione, 500 GW potrebbero da subito essere sostituiti dalle energie rinnovabili. Un rimpiazzo che permetterebbe di risparmiare fino a 23 miliardi di dollari l’anno, riducendo le emissioni annuali di CO2 di circa 1,8 Gt.
Non solo. Le recenti aste e gli accordi di acquisto a lungo termine (PPA) mostrano che la tendenza al ribasso per le nuove energie rinnovabili continuerà nel 2020 e oltre. I prezzi del fotovoltaico, basati su gare competitive, potrebbero raggiungere una media di 0,039 dollari al kWh nel 2021. Ciò significherebbe un calo del 42% rispetto al 2019. E i le offerte record registrate in Abu Dhabi, Dubai, Cile, Etiopia, Messico, Perù e Arabia Saudita confermano che valori di 0,03 dollari / kWh sono già possibili.
Per la prima volta, il rapporto di IRENA esamina anche il valore dell’investimento in relazione alla riduzione dei costi di generazione. Nel 2019 è stata commissionata una capacità di generazione green doppia rispetto al 2010, ma ha richiesto solo il 18% di investimenti in più.
“Una strategia di recupero globale deve essere una strategia verde”, ha aggiunto La Camera. “Le energie rinnovabili offrono un modo per allineare l’azione politica a breve termine con obiettivi energetici e climatici a medio e lungo termine. Devono essere la spina dorsale degli sforzi nazionali per riavviare le economie a seguito dell’epidemia di COVID-19. Con le giuste politiche in atto, la riduzione dei costi delle fer, può spostare i mercati e contribuire notevolmente a una ripresa verde”.
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