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Energie rinnovabili, in che modo aumenta la copertura di carico?

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(Rinnovabili.it) – A maggio 2017 la produzione nazionale netta, pari a 22.096GWh, risultava composta per il 44% da energie rinnovabili e il restante 56% da fonte termica. I dati sono quelli di Terna che pubblica oggi il suo nuovo  “Rapporto Mensile sul Sistema Elettrico”. Il documento, oltre a fornire le performance di produzione e consumi per il mese scorso, dedica un focus sull’analisi dei profili di carico relativi all’anno 2016.

 

“La rilevazione dei carichi orari negli ultimi anni evidenzia da un lato una forte dipendenza dei consumi dalle temperature, in particolare nel periodo estivo dovuto essenzialmente al largo uso degli impianti di climatizzazione, dall’altro una forte variabilità del rapporto tra i consumi finali e il «carico» equivalente”, spiega Terna collegando il rapporto tra consumi e carico all’influenza esercitata dalla generazione distribuita e, in particolare a quella fotovoltaica.

 

Il report evidenzia il contributo sempre maggiore delle energie rinnovabili alla copertura del fabbisogno in estate: dalle 10 alle 18 la percentuale di copertura è tipicamente superiore al 40%. Una valutazione fondamentale dal momento che quando si osserva il profilo di carico residuo nelle ore preserali si può notare la maggiore pendenza rispetto a quella del profilo di carico, proprio per effetto del contemporaneo venir meno del fotovoltaico in prossimità del picco serale. Quindi, se da un lato i valori più alti di richiesta si presentano nelle ore centrali del giorno, al contempo il picco del carico residuo, ovvero la quota parte del carico vista dalla rete di trasmissione nazionale, si registra nelle ore serali.

 

Si parte in pratica dalle stesse costatazioni riportate solo qualche giorno fa dall’Autorità per l’Energia (AEEGSI), che sottolineavano come nel Sud Italia oggi, in parecchie ore, la produzione da impianti fotovoltaici ed eolici sia addirittura superiore rispetto al carico totale (soprattutto nei giorni festivi ma ormai anche in quelli lavorativi).

 

Più in generale – prosegue Terna – va osservato come il sistema elettrico italiano, così come sta succedendo anche in altri Paesei europei, stia mutando; un cambiamento verticale che ha determinato, tra le molte cose, anche una diminuzione della capacità installata tradizionale (termica) fondamentale per garantire la stabilità della rete. “Da un lato si è assistito ad una massiccia penetrazione delle fonti rinnovabili che hanno raggiunto i 29GW nel periodo 2000-2016, di cui 19.5GW di fotovoltaico e 9.5GW di eolico, che in aggregato dovrebbero crescere fino a coprire circa il 50% del consumo secondo quanto previsto dalla Strategia Energetica Nazionale 2017. Dall’altro lato l’indebolimento della domanda elettrica congiuntamente ad una compressione dei margini di generazione (spreads) ha creato le condizioni per un progressivo phase-out di circa 15GW nel periodo 2012-2016; ulteriori 5-6GW sono ad oggi ‘indisponibili’ con la possibilità che vengano definitivamente ritirati dal sistema entro la fine del 2018. Infatti la flotta termica convenzionale nel 2012 era pari a 77GW mentre allo stato attuale risulta di 56GW”.

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