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Energia solare: installazioni UE troppo lente, servono altri 1,94TW

Un nuovo rapporto striglia le attuali politiche europee: per soddisfare gli obiettivi climatici è necessario aumentare il ritmo di realizzazione degli impianti fotovoltaici. E costruire nuove fabbriche solari nel Vecchio Continente

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CC0 – public domain

Come non perdere i vantaggi dell’energia solare sulla decarbonizzazione UE

(Rinnovabili.it) – Dopo un periodo di stallo il fotovoltaico europeo ha ripreso lentamente la sua crescita, sotto la spinta delle nuove aste al ribasso e dei primi contratti a lungo termine (PPA). In questo contesto, i vantaggi dell’energia solare sono innegabili: la tecnologia di sfruttamento è modulare e può essere oggi applicata praticamente ovunque, le risorse sono abbondanti e diffuse, i prezzi continuano a calare. Malgrado ciò il ritmo di installazioni nel Vecchio Continente batte la fiacca. O, più precisamente, non si sta dimostrando all’altezza degli obiettivi climatici a medio e lungo termine. A rivelarlo è lo studio PV Status Report (pdf in inglese) del Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione Europea, che affronta il problema non solo dal lato della generazione distribuita ma anche da quello industriale.

 

Gli ultimi dati ufficiali riportano per l’Unione Europea una capacità installata cumulata di 117 GW fotovoltaici alla fine del 2018: la cifra corrisponde ad una quota del 23 per cento del mercato mondiale dell’energia solare. Si tratta di un forte calo rispetto a quel 66 per cento registrato alla fine del 2012.

Ma soprattutto, con l’attuale capacità, il fotovoltaico UE può fornire poco meno del 5 per cento della domanda elettrica comunitaria. In altre parole, ancora troppo poco per offrire un contributo sensibile al processo di decarbonizzazione.

 

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Secondo un recente scenario del gruppo Energy Watch, l’Unione dovrebbe aumentare la potenza installata a oltre 630 GW entro il 2025 e a 1,94 TW entro il 2050 al fine di coprire il 100% del fabbisogno di energia elettrica da fonti rinnovabili.

Entrambi gli obiettivi hanno però bisogno di una forte strategia industriale che rilocalizzi nei confini europei la produzione di celle e pannelli.

Fino al 2006, questo settore era dominato da Giappone ed Europa. A partire dal 2014, tuttavia, è emersa una nuova tendenza che ha visto la Cina e Taiwan aumentare rapidamente le loro capacità produttive. E in breve tempo si sono aggiunti altri paesi asiatici come India, Malesia, Tailandia, Filippine e Vietnam. Oggi queste regioni, capeggiate dalla Cina, possiedono la quasi totalità dell’industria fotovoltaica.

Al momento, la capacità di produzione UE è rispettivamente di solo 1 GW di celle e 3 GW di moduli solari. “Dal punto di vista della sicurezza dell’approvvigionamento, l’aumento degli impianti fotovoltaici dovrebbe essere accompagnato da una produzione regionale realistica”, scrivono gli scienziati del JRC. La rapida riduzione dei costi nella produzione fotovoltaica meriterebbe un nuovo sguardo sul potenziale di riportare le fabbriche in Europa. La catena di produzione europea potrebbe essere competitiva con un volume annuale da 5 a 10 GW”.

 

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