(Rinnovabili.it) – Per il Presidente del Comitato IFI, Alessandro Cremonesi, non ci sono dubbi: il calo dei prezzi dei moduli fotovoltaici cinesi registrato negli ultimi anni è frutto di azioni illegali di dumping e non di normali economie di scala, così come sostenuto dai rappresentanti europei dei produttori solari cinesi. «La difesa delle economie di scala, cui si avvantaggerebbero i produttori cinesi – ha dichiarato Cremonesi – viene negata nei fatti dai pesanti dati pubblici di bilancio comunicati dagli stessi gruppi: milioni di perdite e margini negativi, non sostenibili da nessuna industria al mondo, nonostante aiuti e accesso illimitato al credito». Secondo quanto riferito dal Presidente del Comitato, infatti, non sono pochi i produttori di moduli cinesi ad aver avuto veri e propri crolli nei margini operativi netti e pesanti perdite (tra questi, Trina Solaril, Yingli Green Energy, SuntechPowerHoldings Co. Ltd, LDK Solar Co. Ltd) che non lasciano dubbi sull’inesistenza, di fatto, delle economie di scala.
Insomma, una diatriba che vede, da una parte, finanziamenti illimitati a tassi pressoché nulli erogati da banche governative cinesi, dall’altra, un difficile accesso al credito e, quando concesso, a tassi d’interesse superiori all’8%. È questo il motivo per cui Cremonesi ritiene doveroso puntualizzare che “le aziende cinesi, tramite l’aggressione impari sul nostro mercato, hanno costretto i produttori nazionali di moduli a produrre al 50% della propria capacità produttiva”, situazione che in Italia è stata aggravata dal continuo cambio di regolamentazione.