Il nuovo report ENEA su consumi energetici, domanda elettrica ed emissioni
(Rinnovabili.it) – Il 2020 verrà ricordato negli archivi energetici nazionali soprattutto per due elementi: l’impressionante calo dei consumi e il contributo delle fonti rinnovabili. I blocchi e le chiusure, imposte in risposta alla pandemia, hanno stravolto il sistema italiano (e non solo) raggiungendo in questi mesi una serie di picchi record. Primo fra tutti quello delle fonti rinnovabili sulla domanda elettrica italiana: nel mese di maggio il contributo delle fer ha superato addirittura il 50%.
Un valore record per il Paese. Così come record è stato il calo dei consumi di energia complessivi e delle emissioni associate. Secondo quanto riportato da Enea, nel secondo trimestre di quest’anno la domanda è scesa del 22% (con un picco del -30% ad aprile), mentre la CO2 ha segnato un meno 26%. I dati appartengono all’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano, il report curato dall’Agenzia, che valuta le tendenze relative alle tre dimensioni della politica energetica: decarbonizzazione, sicurezza e costo dell’energia.
“I cali di consumi e di emissioni sono senza precedenti. E, anche nell’ipotesi ottimistica di un ritorno alla normalità nella seconda parte dell’anno, a fine 2020 la flessione sarà probabilmente superiore al record negativo del 2009”, spiega Francesco Gracceva, il ricercatore ENEA che ha curato l’Analisi. “Le emissioni sono diminuite più dei consumi di energia in quanto si è ridotto principalmente il ricorso alle fonti fossili con maggiore intensità carbonica, come carbone e petrolio”.
Con il traffico ridotto all’osso, la domanda la domanda di petrolio è scesa del 30% da aprile a giugno 2020; nello stesso lasso di tempo i consumi del gas naturale sono calati del 18% mentre le importazioni elettriche sono precipitate perdendo addirittura 70 punti percentuali. Di contro, le rinnovabili sono cresciute del 7% delle fonti rinnovabili, segnando il nuovo massimo storico nella domanda elettrica.
L’indice ISPRED dell’Enea
Le eccezionali condizioni legate al lockdown, hanno avuto un impatto diretto sul trilemma energetico incrementando l’indice ISPRED, lo strumento Enea che misura la transizione nazionale.
Sul fronte prezzi, l’indice ha registrato un miglioramento del 20% grazie ai livelli eccezionalmente bassi raggiunti nei mercati all’ingrosso del gas e dell’elettricità, con un ‘avvicinamento’ soprattutto per l’elettricità e una riduzione degli spread “storici” dei prezzi al dettaglio italiani rispetto a quelli europei. A peggiorare è, però, la sicurezza energetica, con un meno 10%. “Le cause – sottolinea Gracceva – sono da ricercare soprattutto nei settori della raffinazione – che ha sofferto un forte calo dell’utilizzo degli impianti con margini in territorio negativo – e della gestione in sicurezza del sistema elettrico, nel quale, anche senza eventi critici evidenti, sono emerse problematiche legate alla crescente penetrazione delle fonti rinnovabili intermittenti”.
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Il dato sulla decarbonizzazione è invece migliorato del 30%, grazie ovviamente al momentaneo crollo delle emissioni di CO2. “Tuttavia – conclude il ricercatore – è plausibile che in uno scenario di ritorno dell’attività economica sui livelli pre-crisi, la traiettoria delle emissioni torni a discostarsi dagli obiettivi al 2030, se si confermasse il trend degli ultimi anni di modesto disaccoppiamento tra andamento dell’economia e consumi di energia”.