(Rinnovabili.it) – I due decreti ministeriali inerenti i nuovi incentivi a fotovoltaico e rinnovabili elettriche contengono ancora troppe criticità. E’ quanto viene a galla dalla Commissione Ambiente ed Energia della Conferenza delle Regioni che ha deciso di rinviare l’esame delle due norme. Stando a quanto riferito da Massimo Giordano, assessore all’Energia del Piemonte e coordinatore della Commissione, le Regioni sarebbero pronte a dare il proprio parere positivo almeno al V Conto Energia se il Governo si mostrasse disposto ad accogliere alcune proposte presentate in sede tecnica. Nel dettaglio si chiede di incrementare il tetto economico fino ad un miliardo di euro rispetto a quello di 500 milioni suggerito dal Ministero dello Sviluppo e di escludere dall’inscrizione al Registro Impianti quelli privati di potenza inferiore a 20 kW, quelli pubblici (qualsiasi potenza), quelli con caratteristiche innovative e quelli a concentrazione. “Abbiamo anche ribadito – ha spiegato Giordano – la necessità di reintrodurre le premialità per l’eliminazione dell’amianto dai tetti e per la riqualificazione ambientale della produzione energetica degli edifici, privilegiando l’uso di tecnologie e materiali prodotti nell’Unione Europea”.
Intanto c’è chi fa i conti sul IV Conto Energia e sul tempo rimasto per l’acquisizione della tariffa incentivante. Gerardo Montanino, direttore della Divisione operativa del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) intervenuto a Solarexpo ha comunicato che il tetto di spesa fissato dal Decreto Romani del 2011 potrebbe essere raggiunto tra la metà di agosto e la metà di novembre. Per gli operatori dunque si potrebbe aprire una finestra di tempo di sei mesi per richiedere gli incentivi dell’attuale FiT.
Ad oggi il “contatore solare” del GSE segna una cifra intorno ai 5,6 miliardi di euro annuali, ma come ha evidenziato dagli analisti dell’Italian PV Summit e spiegato ieri da Montanino “la crescita della spesa sta rallentando e in alcuni casi a certi grandi impianti vengono riconosciuti incentivi minori di quelli richiesti”. A frenare l’aumento sono, da un lato i ritardi che gli operatori incontrano nel rispettare i tempi di completamento degli impianti, dall’altro la difficoltà di accesso ai finanziamenti delle banche.