(Rinnovabili.it) – Dietro la crescita esponenziale dell’energia pulita in Cina c’è essenzialmente un fattore: i generosi incentivi alle rinnovabili, forniti dal governo. L’indice RECAI di EY colloca la Nazione al primo posto della classifica dei paesi più attraenti per gli investitori “verdi”. Un appeal che non è stato neppure lontanamente scalfito dalla decisione di Pechino di ridurre i sussidi alle FER alla fine del 2016.
La Commissione cinese per lo Sviluppo e le Riforme (NDRC) – il dipartimento che elabora i piani per lo sviluppo economico e sociale del Paese – ha deciso infatti di decurtare del 19% le tariffe per gli impianti fotovoltaici, prospettando un ulteriore taglio del 15% per l’eolico a partire dal 2018. In aggiunta, la Commissione ha fissato limiti per la nuova capacità verde installabile nelle regioni con elevati tassi di “curtailment” (lo spegnimento obbligatorio degli impianti quando la rete non è in grado di gestire le grandi quantità di energia rinnovabile prodotta).
La razionalizzazione della spesa, spiegava allora il Governo, permetterà di risparmiare oltre 850 milioni di dollari l’anno, dando il tempo alla nazione di realizzare l’infrastruttura elettrica mancante. I tagli tuttavia potrebbero non essere stati abbastanza incisivi.
Secondo quanto affermato da Dongming Ren, direttore dell’Istituto per la ricerca energetica della NDRC, la Repubblica popolare farà comunque fatica a pagare alle società energetiche tutte le sovvenzioni promesse. Oggi dal budget mancano 50 miliardi di yuan (4,5 miliardi di dollari), ma la cifra è destinata a quadruplicare entro il 2020. “Il deficit continuerà ad allargarsi se la Cina mantiene la sua attuale politica rinnovabile di prezzi energetici a tassi fissi invariati”, ha dichiarato Ren. Lo scorso mese l’Investors Service di Moody ha avvertito che la dipendenza del settore rinnovabile cinese dai sussidi governativi sarà una delle principali sfide a breve termine per mantenere alti gli obiettivi di energia pulita. I ritardi nei pagamenti stanno infatti riducendo di diversi punti percentuali i ritorni economici degli investimenti.
Problemi già ampiamente sottolineati nell’ultimo report dell’Agenzia internazionale dell’Energia (IEA) che aveva individuato nel crescente costo degli incentivi alle rinnovabili e nell’integrazione degli impianti alla rete i due principali ostacoli alla crescita futura del comparto. La IEA aveva, però, messo in luce anche le nuove modifiche apportate dal Gigante asiatico per correre ai ripari, dai tagli tariffari alla transizione dall’attuale programma feed-in-tariff ad un sistema di quote con certificati verdi.