(Rinnovabili.it) – Il pericolo di aprire un contenzioso infinito tra il mercato fotovoltaico cinese e quello europeo sembrava esser stato definitivamente superato lo scorso anno. Ad agosto 2013 l’Unione Europea aveva accolto la proposta della Repubblica Popolare, accettando di imporre dazi antidumping e antisovvenzioni solo sui moduli fotovoltaici cinesi importati da produttori intenzionati a non sottostare all’accordo fra le due potenze. La pace commerciale sembra però essere durata davvero poco: Pechino, infatti, attraverso il suo Ministero del Commercio (MOFCOM), ha confermato l’applicazione, a sua volta, di tariffe antidumping e antisovvenzioni su tutto l’import di silicio policristallino comunitario per i prossimi due anni.
Dopo aver messo sotto inchiesta i produttori di questo materiale in USA e Corea del Sud, il Governo cinese aveva esteso la sua indagine al polisilicio europeo alla fine dell’anno scorso, adducendo come motivazione le “circostanze complicate”. E sulla scia delle misure compensative già applicate a Stati Uniti e Corea lo scorso gennaio, anche per i produttori europei è tempo di nuovi pedaggi: a partire da domani, 1° maggio, saranno applicati dazi antidumping del 42 per cento a società italiane, spagnole e tedesche, tra cui Schmid Group, Joint Solar Silicon, MEMC Electronic Materials SpA; dalla misura, risulterà esente, secondo quanto si legge sul sito del ministero cinese, solamente la tedesca Wacker Chemie, oggi divenuta il più grande esportatore di silicio in Cina. Questo perché, lo scorso marzo, la compagnia avrebbe accettato di stipulare con il MOFCOM un accordo per garantire un prezzo minimo.