I progetti del Centro Ricerche Eni per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente
Dalla prima produzione di nylon italiana al fotovoltaico organico d’ultima generazione sino alle fabbriche batteriche di bio-oli: all’Istituto Donegani si lavora da oltre settant’anni per costruire un futuro sostenibile. Era il 1921, infatti, quando l’imprenditore Guido Donegani e l’ingegnere Giacomo Fauser crearono la Società Elettrochimica novarese, ribattezzata solo vent’anni dopo in onore dello stesso Donegani. L’Istituto, oggi, ha acquisito un nuovo nome diventando il “Centro Ricerche Eni per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente” e spostando la propria attenzione dai progetti tradizionali a quelli dedicati all’energia solare, ai biocombustibili e alle tecnologie dedicate alla protezione dell’ambiente.
Quello che non è cambiato nel tempo, invece, è stata la capacità del Centro di Ricerca di raggiungere prima di altri decisivi traguardi tecnologici, in diversi campi della chimica. Il settore dell’innovazione verde, per esempio, è uno di quegli ambiti sui cui la multinazionale ha investito ben 51 milioni di euro solo nel 2016.
Oggi il Centro Ricerche Eni per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente lavorano circa 100 persone tra ricercatori, tecnici e staff, le cui competenze si estendono dalla modellistica molecolare, alle sintesi chimiche organiche e inorganiche, passando anche dal fitorisanamento e dalla produzione di nuovi materiali per le celle solari, alla conversione dei rifiuti in biofuel e, infine, dallo sviluppo di sistemi per il trattamento di acque di falda. L’elenco è lungo, ma un posto di primo piano lo hanno le attività di sfruttamento dell’energia solare e delle biomasse, ritenute da Eni le fonti rinnovabili con maggiori potenzialità di utilizzo sostenibile su larga scala, sia dal punto di vista ambientale che economico.
La ricerca solare, dal fotovoltaico in plastica ai pannelli LSC
Come dimostra la mole di brevetti registrati (ogni anno i ricercatori del Centro sono co-inventori di oltre la metà delle domande di brevetto complessive depositate da Eni), uno degli aspetti più qualificanti del Centro Ricerche Eni di Novara è l’importante breakthrough tecnologico conseguito ogni anno sul fronte solare.
Anche in questo caso la ricerca punta in diverse direzioni; questa differenziazione è resa possibile anche grazie al contributo di vari centri di ricerca pubblici italiani ed internazionali, come i Politecnici di Milano e Torino e il Massachusets Institute of Technology (MIT).
Accanto alla realizzazione di nuove celle fotovoltaiche basate su materiali organici e/o polimerici e di sistemi CSP/combinato per la produzione di energia elettrica, il Centro è impegnato a sviluppare i cosiddetti concentratori solari luminescenti (Luminescent Solar Concentrator – LSC). Si tratta di lastre di materiale trasparente dotate di coloranti fluorescenti, ossia di sostanze in grado di assorbire una parte della radiazione luminosa e di riemetterne una parte all’interno della lastra medesima. Sfruttando il fenomeno della “riflessione totale interna”, la radiazione è condotta fino ai sottili bordi della lastra dove viene concentrata su piccole celle solari che la trasformano in energia elettrica. A questo progetto è stato assegnato il premio Oscar Masi 2010 per l’innovazione industriale dall’Associazione Italiana per la Ricerca Industriale e il premio MIT-Technology Review-35 2013.
Il primo impianto dimostrativo basato su questa tecnologia, realizzato e installato presso la sede Eni R&M a Roma, in collaborazione con EniPower ed EniServizi, è una pensilina fotovoltaica in grado di produrre 500 Wp utilizzando 192 lastre fotovoltaiche colorate e trasparenti su 48 metri quadrati (tutta l’energia ottenuta è impiegata per la ricarica di biciclette elettriche). La speciale pensilina solare è utilizzata come “laboratorio a cielo aperto” per studiare il comportamento dei concentratori nel tempo e in varie condizioni di luce, al fine di aumentarne l’efficienza e la stabilità e di rendere i costi maggiormente competitivi.
Verso la terza generazione dei biocombustibili
Le attività del Centro, nell’ambito delle valorizzazione energetica delle biomasse, sono focalizzate invece sull’impiego di microrganismi (lieviti, funghi, batteri e microalghe) per la produzione di biocarburanti di seconda e terza generazione e sull’individuazione di piante ad uso esclusivamente energetico (non-food), ad elevata produttività e coltivabili in aree non utilizzabili per le colture alimentari. I ricercatori Eni stanno lavorando anche sulla valorizzazione dei rifiuti per uso energetico: si tratta di convertire tramite trattamento termo-chimico la frazione organica dei rifiuti solidi urbani e dei fanghi di depurazione in un bio-olio dalle caratteristiche simili a un greggio da petrolio e destinabile a raffinazione/upgrading in biocarburante. A questo progetto sono stati assegnati il Premio Nazionale per l’Innovazione 2011 – Premio dei Premi, assegnato dal Presidente della Repubblica, e il riconoscimento all’innovazione Eni 2011 nell’ambito del premio Eni Award, oltre al premio MIT-Technology Review-35 2014.
In collaborazione con Eni