La società si è aggiudicata la partnership con l'Agenzia Spaziale statunitense per trasformare la regolite lunare in nuove applicazioni per il fotovoltaico
Verso la prima produzione di celle fotovoltaiche in regolite lunare
(Rinnovabili.it) – Il 25 luglio la NASA ha assegnato alla società Blue Origin un contratto da 35 milioni di dollari per continuare a portare avanti la sua innovativa svolta tecnologica: produrre celle solari con polvere di luna. È dal 2021, infatti, che l’azienda sta lavorando su uno speciale processo che crea fotovoltaico e cavi di trasmissione dalla regolite lunare. Un obiettivo complesso ma essenziale per rendere il più autosufficiente possibile la futura vita sul satellite.
Blue Alchemist – questo il nome della tecnologia – non utilizza veri sedimenti lunari ma una forma di regolite “simulata”, creata sulla Terra per imitare il vero materiale sotto il profilo chimico e mineralogico. Attraverso una serie di passaggi il processo scalda la regolite a 1.600 °C per poterla fondere e quindi rimuovere ferro, silicio e alluminio utilizzando l’elettrolisi. Il procedimento rilascia ossigeno come sottoprodotto.
Celle solari in polvere lunare “purificata”
“Il nostro processo – spiegava Blue Origin in post di inizio anno – purifica il silicio a oltre il 99,999%. Questo livello di purezza è necessario per realizzare celle solari efficienti. Mentre i tipici metodi di purificazione del silicio sulla Terra hanno bisogno di grandi quantità di sostanze chimiche tossiche ed esplosive, il nostro impiega solo la luce solare e il silicio del nostro reattore”.
E poiché le celle solari con polvere lunare sono destinate alla Luna stessa – in cui le condizioni ambientali sono estremamente dure – hanno bisogno di una protezione in più. “La nostra tecnica utilizza solo sottoprodotti dell’elettrolisi della regolite fusa per realizzare vetri di copertura che consentono una vita sulla Luna superiore a un decennio”.
Secondo la NASA, una tecnologia come Blue Alchemist va considerata ad un punto critico se le risorse dell’agenzia spaziale possono aiutarla a trasformarsi in una soluzione commerciale praticabile. L’investimento concordato in questi giorni si tradurrà quindi in una dimostrazione di funzionamento autonomo in un ambiente lunare simulato entro il 2026. “Sfruttare le vaste risorse nello spazio a beneficio della Terra fa parte della nostra missione e siamo ispirati e onorati di ricevere questo investimento dalla NASA per far progredire la nostra innovazione”, ha affermato Pat Remias, vicepresidente, Capabilities Directorate of Space Systems Development. “Prima riportiamo gli esseri umani sulla Luna, poi iniziamo a ‘vivere dei frutti della terra’”.