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Ecco come le celle solari in perovskite imparano ad auto guarirsi

Le celle solari in perovskite imparano ad auto guarirsi

 

La luce innesca un “processo di guarigione” dei difetti nelle cellule solari in perovskite drogate con potassio

(Rinnovabili.it) – L’obiettivo è aumentare le prestazioni? Basta ricorre al doping: una pratica perfettamente legale se le performance da incrementare sono quelle del fotovoltaico. In questo caso il termine è utilizzato per rappresentare l’introduzione di impurità in un materiale al fine di modificarne le caratteristiche. Nel settore il drogaggio dei semiconduttori è prassi comune ma un team di scienziati internazionali ha scoperto in che modo il doping è in grado di rendere le celle solari in perovskite capaci di auto guarigione.

 

I cristalli di perovskite catturano e convertono la luce solare con maggiore efficienza rispetto ai wafer di silicio. Tuttavia, soffrono di uno svantaggio non indifferente: l’esposizione prolungata al sole lo rende instabili. Introdurre delle impurità nella loro struttura è un primo passo per superare il problema. La nuova ricerca – guidata dall’Università di Swinburne in collaborazione con la Wuhan University of Technology della Cina, l’Università di Melbourne e l’Università di Adelaide – mostra come “drogare” le celle con il potassio possa guarirne i difetti (noti come “trappole”) e aumentarne l’efficienza.

 

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In realtà il team si aspettava il risultato, ma è rimasto sorpreso nel capire esattamente come il processo funzioni. La loro ricerca mostra come il potassio permetta alla luce stessa di innescare un processo di guarigione. “La luce solare – spiega il dott. Weijian Chen, co-autore dello studio – diventa un fattore scatenante per la formazione positiva di composti simili al bromuro di potassio, eliminando le trappole a livello dell’interfaccia e stabilizzando gli ioni mobili”. “Questa ricerca contribuisce alla razionalizzazione del miglioramento prestazionale e guida il protocollo di progettazione per le future celle solari in perovskite”, gli fa eco il collega Xiaoming Wen. Lo studio è stato pubblicato su Advanced Energy Materials ed è stata finanziata dal Consiglio di ricerca australiano nell’ambito del programma Discovery Project.

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