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Dal Giappone la cella solare organica da interni che ama il gelo

La nipponica Ricoh ha creato una cella di Grätzel in grado di lavorare in condizioni di scarsa illuminazione e con temperature fino a meno 30°C. Una soluzione ideale per alimentare i sensori IoT dei magazzini frigoriferi

cella solare organica da interni
Credits: Ricoh

(Rinnovabili.it) – Arriva dal Giappone la cella solare organica che non teme il freddo. A svilupparla Ricoh, azienda attiva nel settore dell’elettronica di consumo, principalmente fotocamere e macchine per l’ufficio. Nel 2014 la società ha annunciato la sua prima cella di Grätzel o DSSC a stato solido basata sulla stessa tecnologia del fotoconduttore utilizzata nelle sue stampanti multifunzione. L’unità produceva allora 13,6 µW per centimetro quadrato; poco rispetto ai grandi moduli solari affermati sul mercato, ma abbastanza per competere con il silicio amorfo tradizionalmente usato nelle applicazioni indoor. Allo stesso modo dell’amorfo, la cella solare organica della Ricoh era in grado di funzionare anche in ambienti chiusi e in condizioni di scarsa illuminazione, offrendosi come un’interessante fonte di alimentazione per i piccoli dispositivi.

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Oggi la società spinge un po’ più avanti lo sviluppo tecnologico, annunciando la serie “RICOH EH DSSC”. Il nuovo modello ha raggiunto un miglioramento del 20% dell’efficienza rispetto la generazione precedente ed ha ampliato la sua gamma di temperature operative. Nel dettaglio la speciale cella solare organica da interni potrà essere utilizzata anche in ambienti con una temperatura fino a meno 30°C, come i grandi magazzini del freddo. Allo stesso tempo è in grado di mantenere la stessa resa anche con temperature massime di 60° C. Il mercato di riferimento? Soprattutto quello della sensoristica.

Attualmente un numero crescente di aziende acquisisce dati in tempo reale grazie alla presenza di sensori sulle linee di produzione o nel processo di distribuzione. Un passaggio in grado di rendere più efficienti le operazioni industriali, migliorando la qualità dei prodotti. In passato, la principale fonte di alimentazione dei sensori sono state le pile a bottone. Ma con l’aumento del numero di dispositivi, dovuto alla proliferazione dell’Internet of Things, sostituire tutte le pile è divenuto un problema.

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“Forniremo celle solari alle aziende che producono dispositivi IoT per la produzione / logistica, uffici / case intelligenti, assistenza infermieristica / assistenza medica (stoccaggio di farmaci), ecc. come fonte di alimentazione indipendente“, spiega l’azienda. “Progettando materiali organici adatti alla lunghezza d’onda della sorgente luminosa interna e ottimizzando la struttura del dispositivo, è possibile generare elettricità con alta efficienza anche in luoghi con luce insufficiente come i magazzini”. La nuova cella solare organica sarà disponibile sul mercato dalla fine del mese, ma Ricoh fa sapere che continuerà a lavorare sullo sviluppo tecnologico per migliorarne le prestazioni.