(Rinnovabili.it) – Pochi anni come questo 2016 si sono distinti per il numero di record infranti dalle rinnovabili. A far spalancare bocche e sgranare gli occhi sono stati soprattutto i prezzi dell’energia solare che, in alcuni mercati chiave, hanno battuto le migliori offerte presentate per i combustibili fossili. L’ultimo primato appartiene ad Abu Dhabi ,dove solo qualche giorno fa il produttore cinese di moduli solari JinkoSolar e colosso industriale giapponese Marubeni si sono aggiudicati la gara per un impianto fotovoltaico da 350MW con un’offerta di 24.20 dollari al MWh. Ma non si tratta di un caso unico. Anche non considerando i prezzi solari al ribasso segnalati in Cile (29 dollari / MWh) e ancora prima a Dubai (30 dollari / MWh), ci si accorge che qualcosa è cambiato.
Le sei offerte presentate per il parco fotovoltaico di Abu Dhabi, sono state tutte fortemente competitive e, nonostante i prezzi bassi, tutti i partecipanti alla gara hanno previsto un Tasso Interno di Rendimento (IRR per dirlo con l’acronimo inglese) del 7% o più, a dimostrazione della sostenibilità finanziaria del progetto.
Ovviamente non parliamo di un modello applicabile ovunque. Per l’impianto di Sweihan sono diversi i fattori che consentono queste offerte record. Uno di questi è il ridotto costo finanziario negli Emirati Arabi Uniti, unitamente al basso costo del lavoro. L’altro fattore è l’oversupply previsto nella produzione di moduli solari durante il prossimo anno, grazie a cui il prezzo dei pannelli dovrebbe scendere di quasi il 50%. È interessante notare che, JinkoSolar è una di quelle aziende che andranno incontro ad un surplus di moduli nei prossimi 12 mesi e per il quotidiano Reneweconomy, la sua offerta potrebbe essere interpretata come un tentativo di garantire un mercato alla sua produzione in eccesso.
Nonostante il mercato solare degli Emirati Arabi e quello cileno possano ancora considerarsi casi isolati, è innegabile che rappresentino le prime tracce di una tendenza che non si arresterà tanto presto.
La conferma arriva, in qualche modo, dal report del think tank finanziario Carbon Tracker e pubblicato, casualmente, lo stesso giorno in cui è stato annunciato il vincitore della gara di Abu Dhabi. Il documento rivela che i costi di produzione dell’energia rinnovabile sono già oggi inferiori, in media, rispetto a quelli dei combustibili fossili. Dietro questo sorpasso ci sono fattori di carico minori e vita degli impianti ridotta degli impianti tradizionali rispetto alle green energy.
Non è una sorpresa sapere che oggi, soprattutto in Europa, le centrali termoelettriche lavorano a regimi sempre più bassi e il capacity factor è da anni in discesa libera. Per le loro stime, gli esperti di Carbon Tracker hanno un fattore di carico del 59% e del 38% per il carbone e per il gas – i valori medi rilevati a livello globale per il 2013 – che di fatto rende le fossili molto meno competitive rispetto all’energia pulita anche quando non incentivata. Da qui al 2020 anche se il costo delle prime dovesse calare ancora, le rinnovabili manterrebbero costi di investimento più bassi. Per quella data – spiegano gli analisti – il fotovoltaico avrà un LCOE di soli 6 dollari /MWh, mentre gli LCOE medi di gas e carbone rimarranno sopra i 16 e 38 dollari/MWh.