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Le caute previsioni di BP: boom di rinnovabili ma picco del petrolio lontano

Fonti rinnovabili, auto elettriche e politiche di lotta alla plastica rosicchieranno la crescita della domanda petrolifera ma senza arrestarla. I dati dell'ultimo Energy Outlook della BP

BP

 

L’Energy Outlook di BP parla di transizione energetica ma con cautela

(Rinnovabili.it) – Le fonti rinnovabili sono destinate a occupare i primi posti nel settore energetico mondiale per rapidità di sviluppo fino al 2040. A sostenerlo non sono associazioni di categoria o gruppi ambientalisti, ma uno degli attuali colossi petroliferi. BP ha pubblicato in questi giorni il suo Energy Outlook in cui analizza le tendenze energetiche del futuro a medio termine. Il documento rivede al rialzo le cifre fornite precedentemente, ma continua a muoversi in maniera prudente quando si parla di transizione energetica.

Per le fonti rinnovabili prevede una crescita di 5 volte, fino a coprire il 14 per cento del consumo di energia primaria nei prossimi 22 anni. Ma il rapporto si aspetta anche che petrolio e gas rappresentino insieme ancora oltre la metà dell’approvvigionamento energetico mondiale nel 2040, principalmente a causa della crescita della domanda energetica nelle economie in via di sviluppo come India e Cina.

 

>>Leggi anche BNEF: I trend 2018 per le energie rinnovabili e fossili<<

 

Il picco del petrolio? Sarebbe ancora molto lontano. Le green energy e le nuove politiche di lotta all’inquinamento della plastica potrebbero influenzare il settore, ma prima del 2040 – scrive BP – è improbabile che il consumo globale raggiunga la sua quota più alta.

Per la società anche le auto elettriche, il cui contribuito è ancora una volta rivisto al rialzo, non influiranno in nessun modo sull’industria petrolifera. Il report afferma che i veicoli elettrici rappresenteranno circa il 15 per cento della flotta mondiale di auto entro il 2040, più del doppio rispetto al 6 per cento previsto per il 2035, dato contenuto nell’Outlook dello scorso anno. Ma l’impatto, spiega Spencer Dale, capo economista del gruppo, sarà “praticamente nullo”.

 

Più severo il giudizio sul carbone, salvato invece nel precedente Energy Outlook. I trend conservativi hanno lasciato spazio a veri e propri picchi negativi. Il documento suggerisce che il carbone sia destinato a perdere un 21 per cento di quota nel mix dei consumi, soprattutto a causa del passaggio al gas naturale operato dalla Repubblica popolare.

 

Va detto che l’analisi della multinazionale britannica stride parecchio con le altre revisioni di settore, anche con quelle effettuate da altre società petrolifere. I più critici hanno sottolineato come ogni anno, la compagnia preveda un rallentamento delle energie rinnovabili rispetto i trend forniti da parti terze, e come ogni anno venga regolarmente smentita. “È significativo che la BP abbia inserito la nozione di transizione energetica nelle sue ultime prospettive”, ha affermato Luke Sussams, ricercatore senior presso il think tank Carbon Tracker. “Tuttavia, è la solita proiezione del mondo del business – rinominata scenario ‘Evolving Transition’ – e mostra il divario tra le aspettative della società e l’obiettivo climatico 2° C fissato dai leader mondiali a Parigi nel 2015.”