La tecnologia è stata messa a punto dal National Renewable Energy Laboratory che ha concesso la licenza esclusiva a Natcore Technology per la commercializzazione
(Rinnovabili.it) – Si chiama “Black Silicon Nanocatalytic Wet-Chemical Etch” ed è il processo indicato da molti come la promessa del fotovoltaico di domani. La tecnica è stata messa a punto dai ricercatori del NREL, il laboratorio energetico del Doe statunitense, con l’obiettivo di ridurre al minimo la riflettenza delle celle nei confronti dei raggi solari incidenti e dunque aumentarne l’efficienza di conversione. Gli scienziati americani sono riusciti a dimostrare che il silicio nero, inciso chimicamente per farlo apparire scuro, riesce ad assorbire la quasi totalità di luce che lo colpisce su diverse lunghezze d’onda. Nel dettaglio, il trattamento crea una superficie priva di spigoli vivi per riflettere la luce la cui variazione di profondità consente alla superficie di intercettare un ampio spettro di luce. Per portare il Black Silicon dal laboratorio al mercato, il NREL ha firmato in questi giorni un accordo di cooperazione con la Natcore Tecnology, detentore ora della licenza esclusiva.
Grazie all’intesa prenderà il via una cooperativa di R&S, finanziata con 150mila dollari, che si impegnerà su due obiettivi differenti: ridurre i costi delle celle solari del 2%-3%, e, aumentare la produzione di energia del modulo dal 3% al 10% nel senza l’ausilio di un meccanismo di inseguimento solare. Questi obiettivi potrebbero essere realizzati combinando la tecnologia di deposizione a fase liquida di Natcore con la sopracitata “Black Silicon Nanocatalytic Wet-Chemical Etch”. “La nostra tecnologia creerà una nuova industria americana”, commenta il presidente e amministratore delegato della società Chuck Provini. “Abbiamo cercato per due anni d’ottenere il sostegno finanziario del Dipartimento dell’Energia. Questo costituisce un primo significativo passo”. La compagnia prevede di iniziare le vendite commerciali dei moduli in silicio nero quest’anno.