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Batterie per il fotovoltaico, le ultime novità vengono da Copenaghen

All'Università di Copenaghen un team di chimici sta studiando molecole in grado di incamerare notevoli quantità di energia solare e di stoccarle per lungo tempo

Batterie per il fotovoltaico, le ultime novità vengono da Copenaghen

 

(Rinnovabili.it) – Realizzare efficienti batterie per il fotovoltaico, che riescano ad assicurare una gestione ottimale dell’energia prodotta o la flessibilità di cui la rete ha oggi bisogno, è l’obiettivo numero uno nel settore solare. Basti pensare che in appena un’ora, la Terra è colpita da una quantità di energia solare sufficiente, in teoria, a soddisfare i fabbisogni dell’intera umanità per un anno intero; ma se dal punto di vista della cattura ed efficienza di conversione si stanno compiendo passi da gigante, rimane il problema di poterla stoccare efficacemente per un uso on-demand nel tempo.

 

Gli ultimi progressi in questo campo arrivano dal Dipartimento di Chimica presso l’Università di Copenaghen. Qui, i ricercatori Anders Bo Skov e Mogens Brøndsted Nielsen, alle prese con un nuovo tipo di molecole in grado di incamerare notevoli quantità di energia solare e di stoccarle per lungo tempo, rilasciandole poi su richiesta. Questi composti chimici, dal nome decisamente complesso per i non addetti ai lavori (diidroazulene-vinileptafulvene), immagazzinano energia cambiando la loro forma. Ma durante quasi un anno di ricerca, gli scienziati si sono scontrati come un non piccolo problema: le molecole con la più alta capacità di immagazzinare energia (densità energetica) erano anche quelle che la rilasciavano prima, tornando velocemente alla loro forma originale.

 

La svolta in realtà è arrivata solo qualche settimana fa quando i chimici sono riusciti a raddoppiare la densità di energia in una molecola in grado di mantenere la sua forma per un centinaio di anni. “Il nostro unico problema ora è come si arriva a rilasciare di nuovo l’energia. La molecola non sembra voler cambiare di nuovo la sua forma”, spiegano i ricercatori. “Quello che abbiamo raggiunto è un importante passo avanti. Certo, non abbiamo trovato un buon metodo per rilasciare l’energia su richiesta e dovremmo aumentare la densità di energia ancora di più. Ma ora sappiamo quale strada percorrere per avere successo”.