Il 70% del territorio della Toscana resta fuori dal perimetro delle aree idonee per l’installazione di nuovi impianti rinnovabili. Lo stabilisce la legge regionale appena approdata in Consiglio. E c’è una conferma: i Comuni avranno (ampia) voce in capitolo.
Il provvedimento è richiesto dalla normativa nazionale e mira a definire una classificazione dell’intero territorio in aree considerate idonee con iter autorizzativo semplificato, aree ordinarie dove nuovi impianti possono essere realizzati seguendo l’iter normale, e aree non idonee dove non potranno sorgere parchi fotovoltaici ed eolici. La definizione delle aree idonee è funzionale a raggiungere gli obiettivi nazionali sulle rinnovabili al 2030, che per la Toscana prevedono una quota di 4,25 GW aggiuntivi di FER.
“La legge nazionale sanciva che il 70% del nostro territorio regionale era idoneo, la nostra legge inverte questo rapporto e stabilisce che il 70% della superficie regionale non è idonea e il 30% si compone di aree idonee e ordinarie”, sintetizza l’assessora regionale alla transizione ecologica Monia Monni.
60 giorni ai Comuni per cambiare le aree idonee
Sul piano formale, la legge regionale sulle aree per impianti FER della Toscana prevede due passaggi distinti. Una prima mappatura dell’intero territorio della regione viene approvata con la legge. Dopodiché la parola passa ai Comuni. I quali avranno 60 giorni di tempo – 30 nel caso delle province-città metropolitane – per, eventualmente, ridisegnare le aree idonee sul proprio territorio.
Meccanismo innovativo che introduce un ulteriore passaggio per la redistribuzione delle aree a livello locale. “Nella redistribuzione occorre mettere dei fattori correttivi che vadano a pesare gli elementi di pressione presenti su alcuni territori come gli impianti esistenti, la produzione di rinnovabili già attiva ma anche le richieste di progetti del territorio”, sottolinea Monni.
Parola ai Comuni, quindi, ma con alcuni elementi che limitano il margine di manovra e consentono ragionamenti “di area vasta” e “strategici”, puntualizza il presidente della commissione congiunta Sviluppo economico e rurale, Gianni Anselmi.
Confermati gli altri punti qualificanti della legge regionale. L’attenzione alla compatibilità con le attività agricole, con l’attestazione di idoneità di un’area agricola che viene vincolata alla presentazione del progetto da parte di un agricoltore professionista, “per evitare le grandi concentrazioni che hanno spinte speculative”. Ma anche l’assenza di aree idonee per l’eolico: la legge prevede solo aree ordinarie, perché “i progetti eolici sono complessi e hanno bisogno di valutazioni sito-specifiche puntuali”.