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Pichetto: Aree Idonee FER, norme domani in Conferenza Unificata

 

Aree Idonee FER
Foto di Andreas Gücklhorn su Unsplash

Decreto Aree Idonee FER, dove è finito?

(Rinnovabili.it) – Il decreto sulle Aree Idonee FER compie un altro passo avanti. Domani dovrebbe arrivare fra le mani della Conferenza Unificata per raccogliere la sua valutazione. Lo ha annunciato oggi il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto rispondendo ad un question time alla Camera. 

All’ordine del giorno le difficoltà nazionali nel far crescere gli impianti fotovoltaici di grande taglia. Dagli ultimi dati pubblicati dal GSE sappiamo che quest’anno il solare italiano ha installato 1,09 GW di nuova capacità in appena tre mesi. Ma il boom è legato a sistemi residenziali, intorno ai 6 kW di potenza, che hanno beneficiato di importanti semplificazioni e incentivi FV dedica. Per le grandi centrali fotovoltaiche, il processo è lungo e faticoso. Da gennaio a marzo 2023 sono stati allacciati alla rete solo 23 impianti di taglia sopra a 1 MW (dati Gaudì). E si stima che l’attuale iter autorizzativo – con un’attesa minima 245 giorni che possono divenire facilmente anche 2 anni – blocchi oggi ben 700 centrali solari su scala utility.

DM Aree Idonee per le rinnovabili

Uno dei grandi provvedimenti pensati per snellire l’iter burocratico è il decreto ministeriale Aree Idonee FER. Previsto dal d.lgs. dell’8 novembre 2021, n. 199, l’atto dovrebbe dettare i criteri per l’individuazione delle zone dove sviluppare i nuovi impianti rinnovabili con procedure semplificate, ripartendo la potenza installata fra Regioni e Province autonome. Al momento, tuttavia, sul provvedimento pesa un ritardo di oltre un anno. Da norma avrebbe dovuto vedere la luce entro il 12 giugno 2022, ma i passi avanti vengono centellinati. 

Parlando alla Camera il Ministro Pichetto ha ricordato come l’adozione delle aree idonee, assieme e “l’innalzamento delle soglie di potenza degli impianti per le valutazioni ambientali”, darà un forte impulso alla sviluppo delle rinnovabili italiane. “Non solo abbiamo ampliato il novero delle aree idonee ex lege, con i recenti provvedimenti normativi, ma abbiamo anche sbloccato, di concerto con il MiC e il MASAF, il decreto per la determinazione dei criteri con cui le regioni devono individuare le stesse e che sarà sottoposto alla valutazione della Conferenza unificata (è un provvedimento che verrà trasmesso nella giornata di domani)”.

 Ma va ricordato che il Decreto Ministeriale in questo caso è l’ingranaggio di un meccanismo più ampio. Una volta entrato in vigore il provvedimento, toccherà infatti alle Regioni e alle Province autonome individuare con proprie leggi le loro aree idonee alle rinnovabili. Avranno 180 giorni di tempo ma da cronoprogramma il ritardo del DM ha già fatto sforare la loro deadline di oltre sei mesi.

Colli di bottiglia e (altri) ritardi cronici sulle FER

 Sempre sul fronte colli di bottiglia, il numero uno del MASE ha ricordato che il Dicastero ha già “intrapreso un percorso più spedito verso la digitalizzazione dei processi per efficientare la gestione delle attività connesse ai procedimenti VIA, VAS e AIA. Inoltre, l’adozione a breve della piattaforma digitale unica per la presentazione delle istanze per gli impianti a fonti rinnovabili attraverso modelli unici semplificati garantirà un supporto agli operatori e agli enti territoriali coinvolti per tutto il ciclo di vita degli impianti e delle autorizzazioni”. Purtroppo anche in questo caso la relativa disciplina ministeriale appare in ritardo di oltre un anno.

La stessa sorte è toccata anche: al DM sui criteri specifici di coordinamento fra misure del PNRR e strumenti di incentivazione (deadline esaurita a marzo 2022); al DM di aggiornamento delle  linee guida per autorizzazione impianti FER (giugno 2022); al DM di adozione del piano di gestione dello spazio marittimo per le FER off-shore; al DM di adozione delle linee guida per lo svolgimento dei procedimenti autorizzativi di impianti FER offshore ubicati in aree idonee.

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