Rinnovabili

Agrovoltaico, un modello a km 0

 

Agricoltura al piano terra, energia al primo piano è la sintesi del progetto R.E.M. (Revolution Energy Maker), la holding bresciana che ha sviluppato la tecnologia “agrovoltaica”: una soluzione che consente di superare i limiti degli impianti a terra in termini di compatibilità con l’agricoltura, sostenibilità ambientale e tutela del paesaggio, grazie a inseguitori solari totalmente integrati con l’agricoltura, realizzati su strutture mobili sospese a un’altezza di almeno 4,5 m, connessi fra loro attraverso un innovativo sistema di controllo e comunicazione wireless.

 

Il modello R.E.M. prevede una sorta di con-dominio, con l’agricoltore che resta proprietario del terreno e continua a svolgere la sua professione e, al primo piano, una società che paga un diritto di superficie e compete con le aziende produttrici di energia. Se l’agricoltore desidera affiancare alla propria attività la produzione di energia, può acquistare delle quote della società energetica. In questo binomio abbiamo da una parte l’agricoltore soddisfatto perché non perde il proprio business, né lo snatura e dall’altra una nuova opportunità su larga scala per produrre energia.

 

Idealmente, dovrebbero essere i consumatori stessi a utilizzare questa opportunità, aggregandosi in consorzi per investire in un impianto agrovoltaico in grado di fornire, ad un prezzo stabile e per 25 anni, energia per l’abitazione, i consumi domestici e magari anche per l’auto elettrica.

 

La diffusione della tecnologia R.E.M. in aree periurbane potrebbe favorire un inedito “modello collettivo” di produzione e distribuzione di energia pulita utile per la comunità. L’introduzione di un sistema di contabilizzazione dei consumi equivalente allo “scambio sul posto” consentirebbe ai proprietari di una porzione d’impianto di utilizzare l’energia di propria competenza in compensazione dei consumi domestici. In questo modo i residenti delle aree urbane che non dispongono di superfici adeguate alla produzione di energia per i propri fabbisogni (tetti o altro) potrebbero avvalersi dei terreni agricoli limitrofi, conservandone la destinazione d’uso originaria.

 

Quello proposto da R.E.M. è quindi un modello a km zero, non solo dal punto di vista energetico ma anche da quello alimentare, con coltivazioni biologiche che potrebbero essere a loro volta la base per lo sviluppo capillare di strutture agricole integrate all’interno di una filiera corta, in grado di mettere sul mercato prodotti di provenienza certificata e di immediato consumo.

 

Se si restasse in un raggio di 50 km anche per quanto riguarda la distribuzione del cibo o delle materie prime fresche si potrebbe ricorrere alla mobilità elettrica: la quadratura del cerchio.

 

L’idea degli impianti agrovoltaici è nata insieme a R.E.M. nel 2008, quando sei storiche aziende italiane operanti nel settore della produzione e distribuzione dell’energia elettrica e nella ricerca e sviluppo tecnologico, si sono unite per progettare, realizzare e gestire impianti innovativi, spinte dall’obiettivo comune di produrre energia a emissioni zero.

 

Dopo una serie di indagini e verifiche dello stato dell’arte delle tecnologie, che ha visto R.E.M. entrare in contatto con realtà all’avanguardia nel campo delle energie sostenibili in Europa e negli Stati Uniti, l’azienda si è resa conto delle potenzialità offerte dall’energia solare e della possibilità di utilizzare le grandi superfici agricole per ottenere energia rinnovabile dal sole in grandi quantità, senza ricorrere ai tradizionali impianti fotovoltaici a terra.

 

Molti i criteri da rispettare: l’impianto doveva consentire il normale svolgimento dell’attività agricola, evitare quanto più possibile l’ombreggiamento, garantire il passaggio dei mezzi agricoli. Un team multidisciplinare, composto da agronomi, architetti del paesaggio, ingegneri, esperti di meccanizzazione agricola, agricoltori con esperienza di colture intensive avanzate, ha fissato i requisiti della tecnologia agrovoltaica.

 

Nella fase di ricerca e sviluppo sono stati coinvolti specialisti, ognuno leader nel proprio settore, quali produttori di funi di acciaio, di cuscinetti in plastica autolubrificanti, di ingranaggi, di estrusori in alluminio, integrando così settori industriali e tecnologie diverse; è stato inoltre effettuato uno studio sull’intero ciclo di vita dell’impianto, che ha portato alla scelta di modalità di installazione tali da non danneggiare il terreno e garantire una facile rimozione al termine della fase operativa dell’impianto, e all’utilizzo di materiali non inquinanti e totalmente riciclabili: alluminio, ferro, silicio, rame.

 

R.E.M. ha già realizzato tre impianti: due in provincia di Piacenza, a Monticelli d’Ongina e Castelvetro Piacentino, e uno a Virgilio, in provincia di Mantova.

Exit mobile version