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Agrivoltaico italiano, nasce gruppo tecnico per individuare le aree idonee

Il gruppo di lavoro MiTE-MiPAAF-Regioni avrà il compito di definire il termine «area idonea» sotto il profilo giuridico e i criteri di individuazione di tali zone per far crescere le energie rinnovabili tutelando il paesaggio

Agrivoltaico italiano
via depositphotos.com

Aree idonee per le rinnovabili, in arrivo i criteri di individuazione

(Rinnovabili.it) – L’agrivoltaico italiano si prepara ad una crescita esplosiva. Tra i nuovi obiettivi della transizione energetica e gli strumenti del Recovery, il comparto poterebbe in breve tempo ritagliarsi una fetta importante della nuova capacità rinnovabile aggiunta sul territorio. Ecco perché è oggi quanto mai necessario definire spazi e modalità per celebrare il matrimonio tra impianti solari e agricoltura. Il compito spetta al nuovo gruppo di lavoro Governo-Regioni, istituito dal Ministero della Transizione Ecologica. A rivelarlo è la sottosegretaria Vannia Gava, rispondono a un’interrogazione di Luca Sani (Pd) alla Camera. 

“La Legge Delega, all’articolo 5 […] prevede che sia definita una disciplina volta a definire i criteri per l’individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee per l’installazione di impianti FER”, ha spiegato Gava. L’obiettivo è far crescere la quota energetica verde tutelando il patrimonio culturale ma anche il paesaggio, i campi, le foreste e i corpi idrici. “In tal senso, è stato istituito un gruppo di lavoro tecnico a cui partecipano componenti del Ministero della transizione ecologica, del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, le regioni rappresentate dalla regione Sardegna come capofila di questo esercizio, insieme ad altre nove regioni”.

Il lavoro si concentrerà sulla definizione giuridica di «area idonea» e sui criteri di individuazione di tali aree da parte delle regioni. Ai territori sarà chiesto di “privilegiare l’utilizzo di superfici di strutture edificate, quali capannoni industriali parcheggi, aree non utilizzabili per altri scopi, compatibilmente con le caratteristiche e le disponibilità delle risorse rinnovabili, delle infrastrutture di rete e della domanda elettrica, proprio con l’intento di limitare il consumo di suolo, tutelando maggiormente i terreni vocati all’agricoltura e di pregio paesaggistico/naturale”. La speranza è di “ingenerare un effetto moltiplicativo […] promuovendo soluzioni realizzative innovative, prevalentemente a struttura verticale e con moduli ad elevata efficienza, in cui più usi del suolo possano coesistere generando benefici concorrenti e in cui la produzione di energia sia totalmente compatibile con le attività agricole, anzi migliori la redditività e favorisca il recupero di terreni all’uso produttivo”.

Le misure per far crescere l’agrivoltaico italiano

La sottosegretaria al MiTE ha anche ricordato le azioni che il Governo intende intraprendere – e in parte ha già fatto – per supportare l’agrivoltaico italiano. A cominciare dagli investimenti per il «Parco Agrisolare», previsti nel PNIEC, il piano nazionale energia clima 2030. Tali risorse sono destinate all’ammodernamento degli edifici rurali, alla rimozione dell’eventuale amianto presente sui tetti, al miglioramento della coibentazione e l’aereazione delle strutture, e all’installazione di moduli fotovoltaici sulle coperture edilizie. Nell’ambito del PNRR italiano sono previste invece due linee di investimento per le rinnovabili nel settore agricolo. “La prima relativa all’installazione di impianti fotovoltaici sulle strutture agricole e l’altra dedicata agli impianti agrovoltaici”, sottolinea Gava. “Quest’ultima interessa la realizzazione di sistemi produttivi ibridi agricoltura-energia che non compromettano l’utilizzo di suolo dedicato all’agricoltura, ma contribuiscano invece alla sostenibilità, oltre che ambientale anche economica delle aziende interessate”.

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