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Come api all’agrivoltaico: con il fv su terreni agricoli boom di biodiversità

Agrivoltaico: boom di biodiversità su terreni agricoli
Foto di Andres Siimon su Unsplash

I risultati del progetto InSPIRE: gli insetti triplicano, le api sono 20 volte più numerose

(Rinnovabili.it) – L’agrivoltaico di prima generazione fa bene alla biodiversità tanto quanto le aree protette. Soprattutto agli insetti impollinatori come le api. Da cui dipendono servizi ecosistemici essenziali e una fetta importante della nostra sicurezza alimentare. Lo sostiene uno studio condotto dai ricercatori dell’Argonne National Laboratory e del National Renewable Energy Laboratory (NREL) del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, che hanno monitorato per 5 anni cosa succedeva sotto e intorno ai pannelli di due impianti in Minnesota gestiti dalla diramazione nordamericana di Enel Green Power.

“Abbiamo riscontrato aumenti nel tempo per tutti i parametri relativi all’habitat e alla biodiversità”, impiegati nello studio condotto tra 2018 e 2022, sintetizzano i ricercatori impegnati nel progetto InSPIRE. I 2 impianti solari sorgono su terreni agricoli riabilitati con la reintroduzione di piante autoctone. Ed è proprio questa tipologia di terreni – rispetto a quelli che non mostrano segni evidenti di degrado – quelli da cui il matrimonio con il fotovoltaico può dare risultati migliori.

Studiare i benefici dell’agrivoltaico di 1° generazione

I risultati più significativi: l’abbondanza totale degli insetti è triplicata (soprattutto per coleotteri, mosche e falene), il numero di api autoctone è aumentato di 20 volte. E questi impollinatori hanno aumentato le visite anche alle aree circostanti, coltivate a soia. Secondo i ricercatori, che hanno effettuato oltre 350 monitoraggi nell’arco del quinquennio, il numero di visite da parte delle api è analogo a quello che si riscontra nei campi adiacenti alle aree protette. E nello stesso periodo di tempo, meno di 4 anni.

Non è tutto. L’agrivoltaico di prima generazione ha portato anche a un aumento della diversità delle specie vegetali autoctone e dell’abbondanza di fiori. Così come della varietà e delle popolazioni di molti altri impollinatori e insetti, tra cui vespe, calabroni, sirfidi, altre mosche, falene, farfalle e scarafaggi.

“Questa ricerca evidenzia le risposte relativamente rapide delle comunità di insetti al ripristino degli habitat nei siti di energia solare”, spiega Lee Walston, ecologo paesaggista e scienziato ambientale dell’Argonne, autore principale dello studio. Se adeguatamente posizionato, l’agrivoltaico di prima generazione può compensare le perdite di aree naturali per fornire benefici alla biodiversità. Ma può anche aiutare ad appianare i conflitti sull’uso del territorio associati alla conversione dei terreni agricoli per la produzione di energia solare.

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