I falsi miti sono un ostacolo alla transizione energetica
(Rinnovabli.it) – Gli impianti fotovoltaici rubano terreno all’agricoltura, rappresentano un pericolo per la biodiversità e non costituiscono una fonte di produzione energetica affidabile. Questi sono solo alcuni dei più celebri luoghi comuni che l‘energia solare porta con sè ormai da anni. Preconcetti che spesso assumono la forma di vere e proprie fake news veicolate dai nuovi e vecchi media, consapevolmente o non, con estrema facilità. Per questo motivo Italia Solare ha deciso di lanciare una campagna mediatica che smonti i più comuni falsi miti sul fotovoltaico.
Un progetto di comunicazione mirato, per fare chiarezza su una serie di informazioni oggi veicolate in maniera a scorretta o volutamente strumentalizzate. E soprattutto per invitare chiunque a prendervi parte diffondendo dati reali e non speculazioni. “Assistiamo da tempo a frequenti articoli e servizi televisivi di disinformazione sul fotovoltaico sui quali è necessario fare chiarezza per evitare di avere una percezione distorta degli impianti a energia solare. I falsi miti sono un ostacolo alla lotta ai cambiamenti climatici”, spiega Paolo Rocco Viscontini, presidente dell’associazione in una nota stampa. “Pensiamo sia arrivato il momento di dare uno stop a questa crociata contro le rinnovabili, per questo ci siamo visti costretti a intervenire con una campagna media che facesse luce effettivamente su quali sono le verità e riportare il discorso mediatico sulla strada corretta altrimenti mancheremo il nostro obiettivo di riduzione delle emissioni al 2030”.
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Falsi miti sul fotovoltaico
La campagna si focalizza sul debunking di 5 falsi miti sul fotovoltaico, a partire da quello che accusa i pannelli solari di rubare terreno all’agricoltura. Questa preoccupazione ha ripreso corpo in Italia dopo l’annuncio degli obiettivi fv inseriti nel PNRR (43 GW al 2030) e dopo la nuova attenzione concessa dal Governo all’agrifotovoltaico. Come spiega Italia Solare la nuova potenza richiederebbe circa 56 mila ettari di superficie ma di questi un buon 30% potrebbe essere ricavato da tetti e coperture edilizie. Il resto richiederebbe dunque circa 39 mila ettari di suolo, equivalente a un terzo della superficie agricola che ogni anno viene abbandonata; o allo 0,24% della superficie agricola totale.
E questo non significa per rinunciare alle coltivazioni per fare spazio agli impianti. “Tra le file e sotto i moduli fotovoltaici è possibile mantenere l’attività agricola”, sottolinea l’associazione. “L’agro-fotovoltaico rappresenta quindi un’ottima opportunità perché consente agli agricoltori di continuare a coltivare la terra beneficiando del ricavo economico aggiuntivo proveniente dal fotovoltaico”.
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La campagna spiega anche perché non sia vero che
- “Dietro agli incendi c’è il business del fotovoltaico”: Dopo un incendio, il terreno risulta escluso da ogni possibile utilizzo per i successivi 15 anni (legge nazionale 353/2000, art. 10).
- “Il fotovoltaico rappresenta un pericolo per il paesaggio e compromette la biodiversità”: attualmente i vincoli paesaggistici impediscono di realizzare impianti solari su aree di pregio naturalistico.
- “Il fotovoltaico è una fonte inaffidabile perché non programmabile e non prevedibile”: il continuo miglioramento della tecnologia unitamente all’altissima precisione raggiunta dalle previsioni meteo consente oggi di prevedere la produzione solare, rendendola ancora più performante grazie ai sistemi di accumulo energetico.
- “I pannelli fotovoltaici non riducono le emissioni di CO2 perché per produrli si consuma energia da carbone”: come spiega Italia Solare l’energia richiesta dalla produzione di un modulo viene compesata dallo stesso in meno di una anno.
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