Greenpeace: "I ministri dell’energia hanno deciso di privilegiare carbone e altri combustibili fossili, anziché puntare sulle rinnovabili.” Ruolo dell’Italia sempre più inconsistente
(Rinnovabili.it) – Quello che i Ventotto Stati membri si apprestano a mettere sotto l’albero degli europei nelle vesti di “Pacchetto energia pulita” è un regalo piuttosto sporco. Un dono fatto alle industrie fossili che tradisce l’impegno climatico preso con l’Accordo di Parigi. A sottolinearlo sono oggi le principali associazioni ambientaliste, deluse dalla posizione negoziale adottata dal Consiglio UE in merito “Clean Energy for All Europeans”. Posizione che, va detto, ha richiesto quasi 15 ore di discussione da parte dei ministri europei dell’energia ma che, a conti fatti, sembra soddisfare solo i governi nazionali (Leggi anche Direttiva rinnovabili 2030: i Ventotto si accordano sul minimo sforzo). Il perché è facile da riassumere: gioco al ribasso con l’energia rinnovabile, innalzamento dei limiti ai biocarburanti di prima generazione e, dulcis in fundo, incentivi alle fossili. In base al compromesso raggiunto, infatti, è esteso il periodo in cui le centrali elettriche esistenti continueranno a beneficiare di sussidi, anche se non dovessero rientrare nel limite di 550 g di CO2 / kWh chiesto da Bruxelles.
“È vergognoso -, afferma Imke Lübbeke, responsabile del clima e dell’energia presso l’Ufficio per le politiche europee del WWF – Una settimana fa al vertice di Macron, i governi dell’UE ha dichiarato l’importanza dell’azione sui cambiamenti climatici. Eppure oggi si sono lavati le mani da ogni responsabilità per portare avanti quell’azione! Hanno appena votato per un rallentamento sulle energie rinnovabili e per aumentare il numero di alberi e colture alimentari da bruciare per ottenere energia”.
“Per l’industria dei combustibili fossili il Natale è arrivato in anticipo, grazie ai ministri Ue che ieri si sono pronunciati in favore di sussidi persino per alcune tra le centrali a carbone più inquinanti d’Europa”, dichiara Luca Iacoboni, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. “Il potenziale dei cittadini europei, invece, non è stato minimamente tenuto in considerazione, dato che il Consiglio Europeo sta sostanzialmente svuotando la proposta della Commissione per quanto riguarda il diritto di tutti di produrre e vendere energia da fonti rinnovabili”.
In questo processo negoziale la posizione assunta dall’Italia non è troppo difficile da immaginare. La SEN 2030 non fa mistero di aver legato in maniera quasi indissolubile la strategia sul gas alla competitività del Paese (Leggi anche Firmata la Strategia energetica nazionale: 175mld di investimenti). In realtà Carlo Calenda, il ministro dello Sviluppo economico, non ha potuto essere presente a Bruxelles, come spiega l’associazione, ma ha appoggiato tutte le richieste delle grandi aziende legate all’uso di carbone, petrolio e gas.
“Un comportamento incomprensibile, visto che l’Italia abbandonerà il carbone entro il 2025 e ha tutte le possibilità per diventare leader nella produzione di energia da fonti rinnovabili”, continua Iacoboni. “Calenda continua però a vedere solo un futuro pieno di gas, con impianti come il TAP a farla da padrone, senza considerare che l’unica strada per essere meno dipendenti dall’estero è quella di puntare su sole, vento ed efficienza energetica”.