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BEI, finanziamento ai combustibili fossili: Berlino tentenna, a rischio rinvio

Dopo il rinvio del 15 ottobre, anche la riunione di domani della Banca Europea per gli Investimenti potrebbe non produrre alcuna decisione sullo stop ai combustibili fossili. Il motivo? Le tensioni all'interno del governo tedesco, che potrebbero portare ad un'astensione.

Finanziamento ai combustibili fossili
Credits: Kerstin Riemer da Pixabay

Ancora una volta, la Germania potrebbe bloccare la decisione della BEI sul finanziamento ai combustibili fossili

 

(Rinnovabili.it) – Domani, il consiglio di amministrazione della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) prenderà una decisione in merito allo stop al finanziamento ai combustibili fossili. Si tratta di una votazione storica, che potrebbe radicalmente cambiare il futuro della politica finanziaria sui prestiti energetici della BEI e, dunque, dell’Unione Europea. Il suo consiglio di Governatori è composto dai ministri delle Finanze dei 28 Stati membri, proprio perché l’istituto rappresenta il braccio finanziario dell’UE. Tra questi, ovviamente, c’è la Germania che, già durante la scorsa riunione del 15 ottobre (e sostenuta dalla Commissione Europea), reclamava che lo stop ai finanziamenti escludesse i progetti legati all’uso di gas naturale, individuato come il combustibile numero uno per avviare il piano di transizione energetica nazionale.

 

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A quanto pare, le posizioni della Germania non sono sostanzialmente cambiate in quest’ultimo mese e, secondo le fonti di Euroactiv, il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, si preparerebbe ad astenersi dal voto del 14 novembre. L’astensione sembrerebbe derivare dalle controversie della politica interna tedesca, che limiterebbero le possibilità di individuare una posizione comune del paese rispetto al finanziamento ai combustibili fossili.

 

Infatti, se da una parte i ministri delle Finanze, dell’Ambiente (Svenja Schulze) e della Giustizia (Katarina Barley) sembrerebbero favorevoli ad accogliere la trasformazione della BEI in una “banca climatica”, così come proposto da Ursula von der Leyen (attuale presidente della Commissione Europea ed ex ministro della Difesa tedesco), il grande ostacolo sembra derivare dall’opposizione del ministro per l’Economia, Peter Altmaier, che appare indietreggiare rispetto alla possibilità di bloccare gli investimenti per il gas naturale, punto forte del suo piano energetico per il paese. Ciò avviene nonostante la BEI abbia cercato di mediare rispetto alle emissioni del biometano.

 

Questa lotta interna, rispetto alla quale il governo tedesco pare non riesca a trovare una mediazione, sarebbe dimostrata dai documenti ottenuti da un giornalista investigativo di Greenpeace, che mostrerebbero le difficili comunicazioni interne tra i diversi ministri del governo rispetto al voto del 14 novembre. Per questioni di sicurezza energetica, d’altro canto, la posizione di Altmaier è ancora appoggiata dalla Commissione Europea, che fa appello alle ricadute economiche della decarbonizzazione per la principale economia europea.

 

Se le fonti di Euroactiv avessero ragione, bisognerebbe considerare che, data le regole procedurali della BEI, un’astensione sarebbe del tutto paragonabile all’opposizione. La Germania, inoltre, possiede il 16% delle azioni della banca, il che significa che il suo voto ha il maggior peso insieme a Francia, Italia e Regno Unito, che possiedono lo stesso numero di azioni. Nonostante l’appoggio unanime dei ministri delle Finanze UE rispetto alla dichiarazione che invitava le banche ad eliminare gradualmente il finanziamento ai combustibili fossili, il risultato è dunque ancora incerto. E, fra l’altro, l’Italia giocherà il ruolo dell’ago della bilancia, avendo precedentemente appoggiato la Germania, seppur timidamente, e considerando che Regno Unito e Francia sembrano compatti sul fronte dello stop ai finanziamenti. Importanti saranno anche le posizioni dell’Europa dell’est e del neo-governo spagnolo.

 

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Proprio a causa delle difficoltà all’orizzonte, bisogna prepararsi ad un altro possibile rinvio: un funzionario della BEI avrebbe infatti dichiarato a Delano che le deliberazioni potrebbero essere rimandate alla prossima riunione del consiglio del 12 dicembre.