Bruxelles diffonde il documento sui costi del pensionamento del nucleare obsoleto. Gli Stati membri hanno accantonato fondi insufficienti
(Rinnovabili.it) – Lo avevamo anticipato a febbraio, grazie ad uno scoop della Reuters, ma adesso il documento europeo sui costi del decommissioning nucleare è di dominio pubblico. Le preoccupazioni espresse allora restano immutate, riassunte in meno di dieci parole: non ci sono i soldi per affrontare il problema.
Secondo il Programma illustrativo nucleare (Pinc) della Commissione europea, servono investimenti pari a 650-760 miliardi di euro tra il 2015 e il 2050 per mantenere in attività gli impianti atomici nel vecchio continente, pensionare quelli obsoleti e trattare le scorie radioattive.
Al momento sono attivi 129 reattori in 14 Paesi dell’Unione, hanno un’età media di 30 anni e una capacità di 120 GW. Secondo le proiezioni stilate da Bruxelles utilizzando le informazioni fornite dagli Stati membri, fino al 2025 dobbiamo aspettarci un calo della generazione elettrica nucleare. Per quella data verranno chiusi oltre 50 reattori. Smantellare le centrali e interrare i rifiuti costerà circa 253 miliardi di euro, ritiene la Commissione. Tuttavia, i fondi accantonati dagli Stati membri per questa operazione ammontano a 133 miliardi circa. C’è un grosso buco nero nel futuro del decommissioning europeo, che mette preoccupazione per il livello di sicurezza e i tempi con cui potrebbero essere svolte le pratiche necessarie a chiudere il capitolo scorie per un po’.
Dopo il 2030, secondo il documento Ue potremo vedere una nuova crescita del settore fino al 2050. Serviranno fra i 350 e i 450 miliardi di euro di investimenti per rinnovare gli impianti esistenti e mantenere, nel 2050, tra 95 e 105 GW di capacità nucleare, che rappresenterebbe il 20% del mix energetico (ora l’energia atomica copre il 27%).
Il piano è troppo ottimista a detta dei Verdi europei, che lo hanno bollato come «un bizzarro miscuglio di illusione e propaganda». Secondo quanto rivelato dalla Reuters lo scorso febbraio, solo il Regno Unito avrebbe abbastanza soldi per coprire i costi di smantellamento. Francia e Germania, tanto per fare due nomi altisonanti, avrebbero sottostimato le cifre occorrenti per l’operazione.