(Rinnovabili.it) – Mentre l’Unione Europea prepara il terreno per un mercato unico dell’energia, la società civile fa sentire la propria voce e si esprime sul tema portando all’attenzione dei decisori politici la necessità di un sistema di tassazione comune. “Se l’UE mira a soddisfare i suoi obiettivi energetici e di politica climatica, sarà necessario adottare un regime fiscale condiviso”, ha spiegato il CESE, il Comitato economico e sociale europeo, nel parere sul mercato interno dell’energia adottato ieri.
Il comitato ritiene che i paesi della UE debbano “ripensare alla tassazione dell’energia”, al fine di renderla “uniforme e più intelligente in tutta Europa”. Il suggerimento proposto è quello di creare un quadro d’imposta comunitario che colleghi l’aliquota d’imposta alla fonte di energia e al fattore della CO2 emessa. Il parere, che presenta la posizione della società civile europea sul progetto della Commissione europea di completare il mercato interno dell’energia entro il 2014, sottolinea come il mercato del gas e dell’energia elettrica siano europei ancora solo di nome. “In pratica, è più di un guazzabuglio di prassi, mercati e fornitori nazionali”, ha commentato Pierre-Jean Coulon, relatore del documento.
Il mercato interno dell’energia aveva lo scopo di dare ai consumatori maggiore scelta e valore, consentendo loro di cambiare fornitore e di poter scegliere in maniera trasparente. In realtà, vi è stato un passaggio da monopoli a oligopoli con poca concorrenza tra i soggetti del mercato, ha commentato il CESE. “In un terzo dei paesi dell’UE, l’80% di energia elettrica è prodotta da fornitori storici”, ha aggiunto Coulon. Il CESE chiede pertanto che i consumatori europei vengano posti al centro della politica energetica dell’UE, consentendo loro di sfruttare al meglio un mercato dell’energia nuovo e più intelligente. Contestualmente il Comitato chiede alla Commissione europea di lanciare una campagna di informazione, che consenta ai cittadini in tutta l’UE di comprendere in maniera chiara le informazioni sui loro diritti e le loro possibilità. Come Coulon sottolinea, “pochi consumatori hanno cambiato fornitore di energia dal 2007, quando è diventato giuridicamente possibile. Questo è semplicemente il risultato di una cronica mancanza di informazione e di comunicazione da parte degli Stati e delle autorità di regolamentazione”.