Rinnovabili • Rinnovabili •

Europa, cala il consumo energetico nei Ventisette

Gli ultimi dati statisti di Eurostat riferiscono una diminuzione del 6% tra il 2008 e il 2011. I paesi più energivori continuano ad essere Germania, Francia, Regno Unito ed Italia

(Rinnovabili.it) – Sotto lo stress della crisi economica il comparto energetico europeo ha necessariamente cambiato fisionomia. Lo dimostrano i dati sui consumi  termici ed elettrici dei Ventisette Paesi Membri elaborati da Eurostat, l’ufficio d’analisi statistiche della Commissione Europea, per gli anni compresi fra il 2008 e il 2011. Si scopre così che il consumo interno lordo di energia nella UE-27 è passato da un livello di 1,8 miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio (tep) del 2008, a 1,6 miliardi di tep del 2011, per una diminuzione percentuale del 6%. Nello stesso lasso di tempo il tasso di dipendenza energetica – il rapporto tra importazioni nette diviso per il consumo interno lordo – risulta essere rimasto pressoché identico, registrando un valore medio pari al 53,8% a livello comunitario. A livello nazionale i meno vincolati dalle importazioni estere di energia risultano essere la Danimarca, l’Estonia, la Romania e la Repubblica ceca, tutti Stati con percentuali di dipendenza sotto il 37%. Dall’altro lato della scala si trovano invece Malta (101%), in Lussemburgo(97%) a Cipro (93%) e l’Irlanda (89%).

 

In termini di consumi energetici invece, le statistiche assegnano alla Germania il ruolo di Paese più energivoro dell’Unione con 316 milioni di tep, -7,7% rispetto al 2008. A seguire la Francia (260 milioni di tep, -4,6%), il Regno Unito (199 milioni di tep, -9,4%), l’Italia (173 milioni di tep, -4,8%) e la Spagna (129 milioni di tep, -9,4%), che insieme alla nazione teutonica rappresentano quasi i due terzi del totale del consumo UE27.

 

E se in ventitré Stati membri hanno registrato un calo dei consumi energetici tra il 2008 e il 2011 in quattro questa voce risulta essere invece aumentata. Le maggiori diminuzioni sono state osservate in Lituania (-24,5%), in Irlanda Grecia (12,3% ciascuno e i più alti aumenti a Malta (16,9%) ed Estonia (+4,8%).