(Rinnovabili.it) – Mentre c’è chi s’industria a progettare e realizzare aerogeneratori sempre più grandi, potenti e resistenti, qualcun altro non può fare a meno di chiedersi: che fine faranno tutte queste turbine eolcihe una volta raggiunta l’età della pensione? Saremo sommersi da cimiteri di pale? Le domande non hanno una risposta così scontata: come spiega Mogens Hinge, ricercatore della danese Aarhus University, riciclare l’eolico, o più precisamente i materiali compositi dei suoi componenti, non è semplicissimo. “Gli elementi in vetroresina devono passare attraverso una procedura complicata prima di poter essere riutilizzati. Ciò comporta che il vetro sia separato dalla plastica, e lo si può fare solo se si riscalda il materiale per un lungo periodo a 600 gradi Celsius, processo che è ben lungi dall’essere redditizio – sia da un punto di vista economico che da quello prettamente energetico”.
Il problema ha ispirato Mogens e il suo gruppo di ricerca ha trovare una soluzione che fosse economica e facile da produrre: è nato così il progetto DreamWind, dedicato a sintetizzare un solvente con proprietà opposte, ossia capace separare chimicamente il vetro dalla plastica con un riscaldamento limitato o addirittura assente.
Riciclare l’eolico, i passa avanti di DreamWind
Attualmente il progetto si sta concentrando sulla progettazione di diversi agenti che assolvano lo scopo e i primi risultati, promettono gli scienziati, sono positivi. L’idea è che il vetro, una volta recuperato, possa esse riutilizzato per i nuovi componenti in fibra di vetro da destinare all’industria eolica o automobilistica. “In questo modo, si può mantenere il valore del materiale invece di scartarlo”, ha aggiunto il ricercatore.
Il progetto ha ricevuto una dotazione di ben 2,7 milioni di dollari dal Fondo danese per l’innovazione, fermo scommettitore delle potenzialità di questa ricerca anche al di fuori del settore eolico. “Con l’investimento da parte Fondo danese per l’innovazione, ora abbiamo l’opportunità di sviluppare nuovi materiali intelligenti che possono cambiare forma o essere separati come richiesto quando non sono più in uso. Si tratta di un progetto importante che potrebbe avere un grande impatto sul modo in cui i materiali verranno riciclati in futuro”, ha aggiunto il professor Kim Daasbjerg, del Dipartimento di Chimica dell’Università.
Le parti prevedono di essere pronti con il nuovo solvente entro quattro anni.