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Turbine eoliche offshore sempre più grandi ma le navi fanno cilecca

Un nuovo rapporto di IHS Markit avverte che n nuovi e ambiziosi obiettivi per l'eolico in mare sono minacciati dalla mancanza di adeguate infrastrutture d'installazione.

Turbine eoliche offshore
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Nessuno dei “wind turbine installation vessel” esistenti può maneggiare i futuri giganti eolici da +15 MW

(Rinnovabili.it) – Le turbine eoliche offshore stanno diventando sempre più grandi e potenti. E con il raggiungimento di una nuova era di esplosione tecnologica, il settore ha conquistato anche grandi obiettivi di sviluppo internazionali. Tuttavia i rapidi progressi degli aerogeneratori stanno superando quelli dei cosiddetti “wind turbine installation vessel” o WTIV, le costose e complesse navi impiegate per l’installazione. A rivelarlo è un nuovo rapporto del servizio Clean Energy Technology di IHS Markit.

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Il documento spiega i motivi dietro a questo sorpasso, sottolineando la necessità di rimettere in paro aerogeneratori con infrastruttura d’installazione. Secondo gli autori, le aggiunte annuali di capacità eolica marina aumenteranno di sei volte entro il 2030 grazie a drastiche riduzioni dei costi, progressi tecnologici, politiche favorevoli e obiettivi nazionali in costante progressione. “Tuttavia, l’industria deve svilupparsi rapidamente e investire in nuove infrastrutture per sostenere questi ambiziosi piani”, afferma il rapporto. L’aspetto più critico è che l’attuale flotta di navi WTIV non è in grado di installare le turbine eoliche offshore da 15 MW e oltre, che arriveranno sul mercato nei prossimi tre anni.

“Le turbine eoliche offshore diventano costantemente più grandi e più potenti, riducendo i costi, migliorando la competitività e aprendo nuovi mercati”, sottolinea Andrei Utkin, analista principale di Clean Energy Technology. “Tuttavia, questo presenta una nuova sfida. Dal momento che i nuovi sviluppi si stanno spostando sempre più al largo e in acque più profonde, la logistica, il transito e l’installazione diventano più complessi. E richiedono navi jackup semoventi specializzate, più grandi e con capacità tecniche ben oltre la flotta esistente”. 

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La maggior parte dei circa 50 WTIV esistenti a livello mondiale si trova in Cina (due terzi della flotta). Il resto per lo più nel Nord Europa. Questa distribuzione geografica disomogenea rappresenta un’ulteriore sfida per gli obiettivi rinnovabili. La flotta cinese non opera a livello internazionale, almeno ad oggi; gran parte delle navi rimanenti si concentra nel Mare del Nord, richiedendo tempi e costi significativi per spostarsi in altri siti d’installazione. I paesi al di fuori di queste regioni dovranno quindi affrontare ostacoli importanti legati all’espansione delle wind farm in mare. “A meno che non vengano costruite rapidamente nuove navi per altri mercati regionali”. Secondo IHS Markit, l’industria dovrà investire 1,2-2 miliardi di dollari per costruire almeno quattro nuove navi che soddisfino la domanda globale dal 2026, al di fuori della Cina continentale.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.