I sussidi verdi UK nascondono “pratiche discriminatorie”
(Rinnovabili.it) – Londra bara sui sussidi verdi per l’eolico offshore. Favorisce in modo indebito le aziende britanniche, e così distorce il mercato. Con questa accusa, l’Unione Europea ieri ha denunciato il suo ex 28° Stato membro di fronte all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) per “pratiche discriminatorie”.
“I criteri utilizzati dal governo britannico nell’assegnazione dei sussidi per i progetti di energia eolica offshore favoriscono il Regno Unito rispetto ai contenuti importati”, scrive Bruxelles. “Questo viola il principio fondamentale del Wto che le importazioni devono essere in grado di competere su un piano di parità con i prodotti nazionali e danneggia i fornitori dell’Ue, comprese molte Pmi, nel settore dell’energia verde. Inoltre, tali pratiche finiscono per aumentare i costi di produzione e quindi rischiano di rallentare la diffusione dell’energia verde”.
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Il problema sta in una clausola del funzionamento delle aste. Secondo il nuovo schema di contratti per differenza (CfD) britannico, i sussidi verdi vengono assegnati al miglior offerente in base a una serie di criteri. Tra questi, il governo di Boris Johnson ha inserito un criterio dirimente per definire quali operatori sono ammissibili: la quota di “local content” garantita, cioè quanto materiale e forza lavoro locale l’offerente può garantire.
“Questo incentiva gli operatori a favorire il contenuto britannico nelle loro candidature, a scapito degli input importati”, lamenta l’UE. “L’UE ritiene che questo sia una violazione del principio del trattamento nazionale del Wto, che vieta ai membri del Wto di discriminare le importazioni a favore dei prodotti nazionali”.
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È la prima volta che Bruxelles cerca rivalsa in seno al Wto contro l’ex Stato membro. Ma la contesa sui sussidi verdi non è il primo scossone post Brexit. Tra Parigi e Londra impazza dal 2020 la cosiddetta “guerra delle capesante” per i diritti di pesca nella Manica, ad esempio. Ma il dossier più caldo resta quello dell’Irlanda del Nord, ormai fuori dall’unione doganale UE, dove l’ipotesi di ritorno a un “hard border” con l’Irlanda per garantire controlli sulle importazioni in UE fa scricchiolare l’accordo di pace del Venerdì Santo.