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Sospensione delle rinnovabili in Sicilia: Il CdM impugna la norma

Il Governo interviene sulla Legge di stabilità regionale siciliana: l’art 17 contrasta il principio di libertà di iniziativa economica

rinnovabili in Sicilia

 

 

Definita incostituzionale la norma siciliana che congela le autorizzazioni agli impianti rinnovabili

(Rinnovabili.it) – È ancora scontro tra potere centrale e potere locale in materia energetica: gli ultimi a farne le spese sono i siciliani finiti nel braccio di ferro tra Governo e Regione sul fronte rinnovabili. Il Consiglio dei Ministri dello scorso 6 luglio ha impugnato le “Disposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2018. Legge di stabilità regionale”, legge pubblicata lo scorso 21 maggio in G.U. Qual è il problema? Nel provvedimento siciliano, all’articolo 17 veniva introdotta la sospensione delle autorizzazioni agli impianti eolici e fotovoltaicial fine di verificare, attraverso un adeguato strumento di pianificazione del territorio regionale, gli effetti sul paesaggio e sull’ambiente”.

Una decisione presa in seguito alla notizia sui 2.500 progetti alimentati a rinnovabili pronti a essere sbloccati sul territorio dalla riforma nazionale della VIA. Il governo regionale, preoccupato dai possibili effetti di questo via libera di massa, ha deciso di inserire nella legge di stabilità una norma che congelasse temporaneamente gli effetti della riforma della VIA, in attesa di dotarsi di uno strumento di pianificazione ad hoc. Una mossa che non è piaciuta al Governo.

 

Non si tratta solo di rinnovabili, ovviamente. Il CdM punta il dito contro una serie di norme contenute nel provvedimento, ritenute eccedere le competenze statutarie e in violazione dei principi costituzionali: si spazia da misure in campo di assunzioni a quelle inerenti la spesa sanitaria. In campo energetico, oltre all’articolo 17, Roma storce il naso anche per quanto riguarda le norme sulle modalità di svolgimento e i criteri di partecipazione alle gare per l’affidamento della gestione del servizio di distribuzione del gas naturale, nonché sulle concessioni per i beni demaniali marittimi che “contrastano rispettivamente con il principio di libertà di iniziativa economica di cui all’art. 41 della Costituzione, nonché con il principio di tutela della concorrenza previsto dall’art. 117, secondo comma, lett. e), della Costituzione”.

 

Per l’Anev il Governo si è mosso nella giusta direzione. L’associazione, che rappresenta l’eolico italiano, ha definito le argomentazioni della Regione Sicilia pretestuose dal momento che l’Italia avrebbe “uno dei più avanzati ed accurati procedimenti di tutela ambientali, che prevedono, giustamente, l’applicazione delle procedure di valutazione ambientale avanzatissime volte a verificare ogni tipo di impatto su paesaggio, fauna, flora e ogni altro bene da tutelare”.