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La resilienza del settore eolico, nuovo record nell’anno del COVID-19

L'energia del vento continua confermarsi una delle fonti energetiche più attive a livello mondiale e contributo essenziale per la ripresa economica. Ma per l'onshore si riducono gli spazi di crescita

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Foto di Free-Photos da Pixabay

Nuove sfide per il settore eolico onshore

(Rinnovabili.it) – La crisi del COVID-19 non ha avuto lo stesso effetto su tutti i mercati energetici. Mentre il comparto petrolifero vacillava, già indebolito dai dissensi interni all’OPEC+, c’è stato chi nel 2020 è riuscito a irrobustirsi ulteriormente. Parliamo del settore eolico con i suoi 71,3 GW di nuova capacità, installati lo scorso anno. “Il vento è emerso dalla pandemia in una posizione più forte di quella precedente”, spiega oggi BloombergNEF (BNEF). “E questo anche grazie all’impegno di molti governi nel rendere l’energia rinnovabile parte centrale dei pacchetti di ripresa economica”.

Secondo gli analisti, il comparto finanziario appare piuttosto ottimista sulle protettive del settore eolico. Lo dimostra un caso su tutti. Il First Trust Global Wind Energy ETF  – l’unico fondo d’investimento a gestione passiva dedicato all’industria eolica mondiale – ha registrato nel 2020 guadagni per oltre il 44%. Al contrario, iShares Oil & Gas Exploration & Production UCITS ETF – un ETF che traccia la performance delle società globali coinvolte nella produzione di petrolio e gas – è diminuito di quasi il 30%.

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“Il prossimo anno il comparto potrebbe registrare risultati migliori e più grandi”, aggiunge BNEF. “Stimiamo che le installazioni a terra potrebbero battere i record stabiliti quest’anno”. Una previsione che conferma in parte il pronostico della GWEC, secondo cui l’industria eolica è sulla buona strada per aggiungere oltre 348 GW tra il 2020-2024, portando la capacità totale globale di energia eolica a quasi 1.000 GW nei prossimi 4 anni.

I “capricci” politici frenano le rinnovabili

Ma per gli analisti di BLombergNEF la ricorsa delle turbine a terra è destinata a frenare nel breve termine. “Gli Stati Uniti forniscono uno degli esempi più chiari di questo declino […] il principale regime di sovvenzioni del paese, il credito d’imposta sulla produzione, sta gradualmente scomparendo. I progetti più competitivi troveranno ancora  nuovi incentivi, ma le installazioni si ridurranno inevitabilmente”.

Il problema principale nello sviluppo dell’energia del vento è rappresentato dalle “improvvise oscillazioni del sentimento politico”. “Lo abbiamo già visto. La Spagna e il Regno Unito erano due dei mercati dell’energia eolica onshore più promettenti all’inizio degli anni 2010″. Ma i tagli ai sussidi, che sono seguiti, hanno inflitto un duro colpo al comparto. Oggi le nazioni possiedono due dei mercati più attivi per l’eolico onshore senza sovvenzioni, ma ancora una volta il sentimento politico è cambiato ed entrambi governi hanno organizzato nuove aste eoliche onshore. Sebbene le rinnovabili senza incentivi siano ugualmente attraenti per gli investitori, le nuove amministrazioni Spagna e UK hanno riconosciuto che da soli i progetti non riuscirebbero a offrire quella capacità su scala richiesta dai target climatici.

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“I governi di altre regioni non condividono tale ambizione o non hanno tasche così profonde. I mercati continueranno a tagliare le tariffe incentivanti e ad andare verso le aste, come succede in Giappone, Ucraina e Vietnam. O semplicemente cercheranno di eliminare gradualmente i sussidi come nei paesi nordici. Per fornire una crescita costante, gli sviluppatori eolici onshore dovranno trovare modi creativi per garantire entrate e ridurre i rischi in progetti sempre più esposti a prezzi volatili dell’energia. Trovare percorsi per il mercato senza aiuti statali e liberarsi dai capricci dei politici potrebbe aiutare a realizzare una crescita più coerente”.